Con Ruggeri e Cassarà il suono occupa lo spazio

Un musicista e un pittore uniti da elettronica e "ambient"

Con Ruggeri e Cassarà il suono occupa lo spazio

Uno si chiama Enrico Ruggeri, ma non ha nulla a che fare con il cantautore. È un musicista bergamasco, sino a oggi conosciuto per essere chitarrista e voce di una indie band con alle spalle quattro album, gli Hogwash. L'altro, Elio Rosolino Cassarà, è pittore che predilige paesaggi e nature morte. In comune sinora avevano il tratto intimista: nelle canzoni degli Hogwash, che potremmo accostare ai maestri americani dello slow-clore Red House Panters; e nelle tele meditative in cui Cassarà piega, attraverso il ricorso alla sfocatura, la modulazione dei colori alla massima rarefazione possibile.
Ora i due hanno deciso di dar vita a un progetto musicale. Il nome, Musteri Hinna Föllnu Steina, viene dalla lingua islandese, e significa «Il Tempio delle Pietre Oscure». Il suono è costruito attraverso le manipolazioni in digitale di registrazioni effettuate sul campo da Ruggeri, a cui giustappongono le sequenze di sintetizzatori e pianoforte, anche riprocessate, suonate da Cassarà. Prodotto in studio da Alberto Ferrari dei Verdena, l'album è una cartina di tornasole della sensibilità dell'ascoltatore. A seconda dello stato d'animo potrà sembrare inquietante o sognante, descrittivo o astratto. Si mantiene infatti equidistante dalle diverse forme di musica d'ambiente (dark, isolazionista, industrial, drone) in voga. Le tracce variano da una durata di cinquantatré secondi a oltre sedici minuti. Ma la modalità privilegiata è quella di una lenta, progressiva occupazione dello spazio da parte del suono, sino all'annullamento del senso di vuoto iniziale. La sensazione incombente è di non sapere dove si è, di aver perso le coordinate per orientarsi all'interno della trama sonora.


Forse è per questo che, a dispetto delle suggestioni nordiche del titolo, a poche settimane dalla sua pubblicazione "Musteri Hinna Föllnu Steina" (che costituisce anche il primo lavoro editato dall'etichetta di musica «storta» - come la definiscono i fondatori - Neverlab Avant) è stato scelto come colonna sonora di Sardegna abbandonata, un film che intende ripercorrere la memoria di luoghi disabitati dell'isola: paesi fantasma, vecchie miniere, villaggi turistici, osservati come se appartenessero a una terra in cui la presenza dell'uomo è svanita per sempre.

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