Sacro, vitale ed ecologico Ecco Pound «al naturale»

In tempi di risorse limitate e di austerità, il poeta celebrava la fertilità materna della terra

Luca GallesiLa monumentale importanza dell'opera di Pound nella poesia del Ventesimo secolo può essere messa in dubbio solo da persone in malafede o da ignoranti, oppure da ignoranti in malafede, come sta succedendo in molte università statunitensi, dove l'Autore dei Cantos viene silenziato dalla dittatura del politicamente corretto, e in Italia, dove zelanti censori lo hanno cancellato dalle antologie di letteratura inglese. Ma per fortuna Pound continua a essere studiato e apprezzato, come accade ogni due anni nelle «Ezra Pound International Conference», consesso di studiosi poundiani. La scorsa estate è toccato a Brunnenburg, castello altoatesino nel comune di Tirolo, ospitare studenti e studiosi di tutto il mondo intervenuti sul tema «Ezra Pound and the Green World», ossia la natura nell'opera di Ezra Pound.Giuliana Bendelli, docente di Letteratura Inglese all'Università Cattolica, ne riassume le tematiche e gli interventi trattati nell'articolo «Vita paesaggio e sacro: la natura di Ezra Pound», pubblicato sull'ultimo numero di Vita e Pensiero. Viene evidenziato il senso di Pound per la Natura, «improntata a un severo rispetto e scevra da sentimentalismo e vacuo lirismo». La natura, sottolinea la Bendelli, è per Pound «maestra e regolatrice del mondo», tema coerentemente sviluppato da tutti i relatori. In particolare, Walter Baumann, poundiano emerito, sottolinea l'amore di Pound per gli alberi, fonte di ispirazione poetica, mentre Massimo Bacigalupo, nella lezione magistrale dedicata alla sacralità del grano, osserva che, se non fosse intervenuta la guerra a interrompere il flusso di lavoro, proprio alla dimensione naturale del sacro sarebbe stata dedicata l'ultima parte dei Cantos.La «formica solitaria di un formicaio distrutto», come il Poeta si definì durante la prigionia a Pisa, ha sempre apprezzato il legame tra uomo e mondo naturale. Sin dai primi componimenti di A lume spento (1908), dove «dentro boschi oscuri si è incamminato», sino al filo d'erba a cui si aggrappa per non impazzire definitivamente nella torrida estate del 1945, abbandonato alle intemperie, fino a giungere al Paradiso incompiuto dei Cantos, dove «sfilano nuvole che sono vive» e «c'è un'intelligenza nel nocciolo della ciliegia». La natura, dunque, non ha connotazioni oleografiche, né è semplicemente fonte di godimento estetico: è la custode della vita, che protegge e moltiplica nel segno dell'abbondanza e persino dello spreco.In tempi di scarsità artificiale e di austerità subdolamente proposta come soluzione, Pound non si stancava di indicare la fertilità della terra, che doveva essere il modello di una produzione copiosa da cui tutti dovevano trarre nutrimento. Riecheggia spesso, nelle sue pagine, l'invettiva di Sant'Ambrogio: «Sia maledetto dal popolo il monopolizzatore del raccolto!», e non semplicemente per motivi materiali, ma anche perché «il grano è sacro». Il mistero del grano, che racchiude l'idea della fertilità e dell'abbondanza è, secondo Pound, il nocciolo della tradizione religiosa che parte da Eleusi e si contrappone al culto dell'oro, divinità sterile e fasulla, imposta da culture nomadi e non agricole ai contadini del bacino mediterraneo. «Il grano è il corpo di Dio», scriveva nel settembre 1941 sul settimanale Il Meridiano di Roma, aggiungendo: «Questa verità sacra è verità Europea. Misteri bacchici cioè del vino. Misteri d'Eleusi. Are di Venere mai macchiate di sangue, si alzavano. Alla Chiesa Cattolica Romana spetta la gloria d'aver conservato il mistero sacro del grano, per secoli scuri, secoli tempestati dai barbari e dall'ignoranza».

Misteri sacri, dunque, custoditi dalla Natura e incisi nella Natura che non può essere assimilata né al fragile giocattolo degli ecologisti, deboli difensori di una realtà che è eterna, né confusa con una miniera da sfruttare in nome della globalizzazione, per arricchire ulteriormente chi è già ricchissimo. Il tempio è nel bosco, e il bosco, cioè la Natura, è sacro perché non è in vendita.

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