"La saga dei Florio? Lo specchio di tutte le famiglie"

Arriva in libreria "L'inverno dei Leoni" e l'autrice ci racconta i segreti del romanzo

"La saga dei Florio? Lo specchio di tutte le famiglie"

Stefania Auci, trapanese d'origine, palermitana d'adozione, è diventata, nel 2019, la scrittrice più famosa d'Italia. Con il romanzo storico I leoni di Sicilia. La saga dei Florio (Nord) ha scalato le classifiche, tanto da aggiudicarsi la palma del libro più letto dell'anno secondo Nielsen. Un risultato incredibile per il primo capitolo una saga familiare che ha continuato ad essere vendutissimo, per tutto il 2020 e il 2021. Intanto sono arrivate le traduzioni all'estero trasformandolo in un successo globale. Essendo il primo capitolo di una saga in due volumi si può immaginare quanto sia aumentata l'attesa per il secondo, che ora è arrivato in libreria con il titolo L'inverno dei leoni (sempre editore Nord) dopo una gestazione più lunga del previsto. Racconta la vicenda della grande famiglia palermitana dal 1868 agli ultimi epigoni della dinastia. Ne abbiamo parlato con la scrittrice venuta a Milano per presentare il libro.

Stefania Auci, una lunga gestazione per la seconda parte della saga dei Florio

«Sa, io ho l'abitudine di alzare l'asticella. Ho lavorato, scritto e riscritto. Volevo rendere bene la complessità psicologica di alcuni personaggi. Per le prime vicende della famiglia Florio che ho narrato c'erano meno fonti. Per certi versi ero più libera, c'era elasticità. In questo caso la documentazione era veramente tanta, dovevo lavorare come su un binario, ma potevo creare una panoramica molto più ampia, dare profondità...».

Come lavora alla costruzione dei dettagli, degli ambienti? È ancora più cesellata che nel primo volume.

«Devo ringraziare alcune delle persone che hanno lavorato con me come Cristina Prasso e il professor Francesco Melia. Per dare l'idea: la descrizione dei mobili che i Florio avevano all'Olivuzza è stata fatta consultando il catalogo dell'asta del 1921 in cui molti dei beni di famiglia sono stati venduti. Spesso gli ambienti li ho disegnati per memorizzarli ed essere in grado di far muovere i personaggi nel modo giusto. Devo potermici muovere dentro, devo poterli vedere - e mentre lo dice muove le braccia come se stesse passando tra i tendaggi o toccando soprammobili, ndr - Abbiamo anche dovuto distinguere i fatti dalla leggenda. E sul privato dei Florio non era facile...».

Molte vicende relative ai Florio si sono trasformate in mito, come le indiscrezioni sulla relazione fra Franca Florio e Gabriele d'Annunzio...

«Ignazio Iunior e sua moglie Franca, per il loro stile di vita splendido e lussuosissimo, e per il crollo finanziario in cui sono stati coinvolti, sono tra i membri della famiglia su cui si è creata più mitologia. La relazione con D'Annunzio? Abbiamo delle lettere affettuose, niente che faccia pensare a una relazione. Sarebbe stato scorretto accreditarla come vera. Ribadisco: il mio è un romanzo non storia, ma abbiamo cercato sempre il verisimile. Era Ignazio il traditore seriale ma anche questo va contestualizzato nell'epoca, era considerato quasi naturale...».

Ignazio iunior (1868-1957) è l'uomo travolto dai debiti, quello legato alla caduta della casata. Suo padre Ignazio (1838-1891), il senatore, è l'uomo che ha portato i Florio al massimo splendore economico e di potere...

«Il mio Ignazio, mi viene da chimarlo. È un personaggio incredibile. Riesce a tenere assieme mondi diversi, crea una rete di relazioni che collegano Palermo a tutto il mondo. Se suo padre Vincenzo ha portato avanti un'ascesa fatta anche di rabbia, lui è il calcolo, la mente fredda... La capacità di gestire equilibri, di coniugare imprenditoria e politica. C'è una frase che secondo me lo caratterizza in pieno: L'industria domina la forza. Dai cantieri navali alle tonnare, passando per una tessoria all'avanguardia pensava il futuro, trovando il modo di radicarlo nell'ambiente siciliano. Riuscì anche ad ammaliare le grandi famiglie palermitane, anche grazie alla moglie Giovanna d'Ondes Trigonia...».

Eppure anche lui non riuscì davvero a stabilizzare questo enorme impero.

«Morì relativamente giovane e Ignazio iunior non aveva avuto il tempo di formarsi adeguatamente. Soprattutto Ignazio iunior non aveva la sua capacità politica. Molti si sono concentrati sui suoi lussi folli, come gli yacht o le feste. Ma non è stata quella la causa del crollo. Ignazio senior prima della morte aveva già iniziato a pensare di ripiegare dall'imprenditoria alla terra... Aveva capito che alla lunga non sarebbe stato possibile reggere la concorrenza, che molte fonti di reddito, dallo zolfo al Marsala alle tratte navali, erano a rischio. Suo figlio invece ha cercato di resistere, non ha capito, ha risposto di persona, con orgoglio siciliano, ad alcuni degli ammanchi prodotti dalla scandalo della Banca Romana che si riverberava sul Credito mobiliare legato, anche se relativamente, ai Florio. E per questo è entrato in crisi di liquidità... Anche alcuni dei suoi lussi folli erano tentativi di dimostrare che la forza della famiglia era intatta. L'immagine dei Florio contava. Erano divinizzati. Proprio per questo alla loro caduta si è scatenata anche tanta invidia, tanto rancore: ecco perché sono fuggiti da Palermo. Forse se suo fratello Vincenzo, quello che ha inventato la Targa Florio, fosse stato il più grande, le cose sarebbero potute andare diversamente...».

Perché la vicenda dei Florio ha coinvolto così tanto i lettori? Come si spiega il tanto successo?

«La risposta è che non lo so. Ho parlato a molti lettori e, in generale, mi viene da dire che ognuno nel romanzo è colpito da cose diverse. La prima parte della vicenda racconta una grande ascesa e credo che questo possa affascinare. Così come la seconda parte della saga dimostra come nessun successo possa essere eterno. E poi noi italiani capiamo il senso della storia di famiglia, è una cosa che coltiviamo».

L'avevamo intervistata all'uscita dei Leoni di Sicilia e ci aveva detto che la saga era in due parti... Promessa rispettata. Nessuna tentazione di allungare?

«No, ho avuto chiaro sin da subito che la struttura dovesse essere questa. È stato un lungo percorso e adesso è finito, bellissimo, ma ora mi sento come alla fine della scuola».

Nuovi progetti?

«Sì però non ne parlo, è ancora una nebulosa. Comunque è un progetto difficile... L'ho detto che mi piace alzare l'asticella. Qualcosa di completamente diverso, non sono seriale».

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