Uno «Schiaccianoci» bello ma senza emozioni

Maurizio Acerbi

Una storia natalizia arrivata con quasi due mesi di anticipo. Ottant'anni dopo Fantasia, l'immortale musica di Cajkovskij e il racconto Schiaccianoci e il re dei topi di E. T. A. Hoffmann si sono uniti in un matrimonio celebrato dalla Disney per dar vita a Lo schiaccianoci e i Quattro Regni, da ieri nelle sale. Il che vuol dire che la fantasia regna sovrana. In effetti, la storia di Clara (triste per la recente morte della mamma) che, nella notte di Natale, seguendo un filo dorato lasciato dal suo padrino (Morgan Freeman), si ritrova in un mondo magico, suddiviso in quattro reami incantati, è materiale fertile per dare sfogo alla creatività della casa di Topolino. La giovane, scortata dal soldato schiaccianoci Philip, si addentra nei quattro Regni della Terra dei Fiocchi di Neve, dei Fiori, dei Dolci e dei Divertimenti, scoprendo di essere considerata una principessa e cercando di recuperare una chiave, rubata da un topolino, per restituire l'armonia di quel mondo magico. Va da sé che esteticamente è un gran film. Il problema è che, dietro alla maestosità di scenari e costumi, trovate ironiche (pochine) e musica d'autore, manchi un'anima.

Ci mette molto del suo, in negativo, Mackenzie Foy (Clara), in una parte troppo grande per lei. Peggio fa l'irritante Keira Knightley che riduce il personaggio chiave di Fata Confetto in un concentrato di smorfiette. Insomma, tantissimo fumo, ma poco arrosto.

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