Cultura e Spettacoli

Sciascia e Scianna: Parigi val bene una messa a fuoco

Leonardo, ovvero un sogno fatto a Parigi.

Voltaire, Candido, ou un rêve Imaginée en Sicile, e poi Pascal, Diderot, Voltaire, il Gran Settecento, Une certaine France, la fortuna delle sue traduzioni e dei suoi libri tradotti: Le jour de la Chouette...

I legami di Leonardo Sciascia con i lumi di Francia e le lumières di Parigi sono studiati, noti ed editi da tempo. Parigi, ovvero un sogno fatto in Sicilia. O Un itinerario sciasciano a Parigi. O Da Regalpetra a Parigi... «Un siciliano a Parigi»: libri, mostre, convegni...

Ora la bibliografia italo-francese dell'écrivain sicilien si allunga di un rigo. Ecco il nuovo libro: Leonardo Sciascia, Parigi (Henry Beyle, pagg. 84, euro 30; a cura di Paolo Squillacioti, con nove fotografie di Ferdinando Scianna): quattro pezzi a tema apparsi tra gli anni Cinquanta e Sessanta su L'Ora di Palermo e Il Lavoro Nuovo di Genova e ora, per la prima volta, raccolti in volume con le fotografie scattate all'epoca dall'amico fotografo di sempre. Ricapitolando: di Racalmuto era Leonardo Sciascia, l'autore. Di Bagheria è Ferdinando Scianna, il fotografo. E di un paesello a metà strada tra Racalmuto e Bagheria, un po' più a occidente, è Vincenzo Campo, l'editore. Un triangolo creativo dentro la Trinacria geografica.

Ed eccolo, lo Sciascia parigino. Che misura la città, i suoi abitanti, i suoi scrittori, gli italiani a Parigi - tutte le cose che vede, che sente e che ricorda - sempre con il metro di paragone siciliano. La città «alta, chiusa da massicce fortificazioni» di Besançon, in cui fa tappa per arrivare alla capitale, potrebbe essere Enna, «se non fosse per le insegne e le scritte». Il paragone dell'«avara provincia francese» che dà la nascita a uomini generosissimi, come Victor Hugo, è con la Catania del Verga. E quando vuole prendere in giro, con rara grazia, gli italiani che giunti a Parigi si rivelano «in tutto uguali alle macchiette e ai caratteri con cui attori e giornalisti interpretano l'uomo italiano» (gridano, gesticolano, invocano gli spaghetti, parlano di donne e si tramandano, sussurrandolo qui e poi una volta tornati sull'isola, il mito erotico di Parigi), il carattere scelto è proprio quello dei compari siciliani.

A Parigi Sciascia non sa liberarsi della sua Sicilia. E in Sicilia non sa liberarsi dalla tentazione di Parigi. Dove andrà spesso, in un Grand Tour rovesciato, mai da turista ma da scrittore, perché la città era per lui una patria ideale, così come suoi erano gli ideali francesi («La Francia ha fatto centosettanta anni fa una rivoluzione - scrive in Le pulizie di Malraux nel dicembre del '64 - ma l'ha fatta molto bene. Una rivoluzione che non è stata, nel mondo moderno, la prima: ma sarebbe il caso di dire che resta la migliore») e suoi sentiva i grandi autori nazionali, da Anatole France a Stendhal, fin da quando, ragazzo, aveva letto I Miserabili di Victor Hugo.

Da Agrigento all'Hôtel Lutetia è un attimo.

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