Il San Gerolamo era già stato esposto alla Galleria nazionale di Parma e al Kunsthistorisches Museum di Vienna nel 2003, come opera ritrovata di Parmigianino. Poi è stato messo in vendita da Sotheby's nel 2012 (per 842.500 dollari) e dato in prestito al Metropolitan Museum of Art di New York fra il 2014 e il 2015. Nel frattempo qualche dubbio era già sorto, visto che era stato «declassato» a opera della cerchia di Parmigianino. Ora però la casa d'aste ha annunciato che il dipinto è un falso: le analisi della pittura - spiegava ieri il New York Times - dimostrano infatti che contiene pigmenti che non erano stati inventati prima del Novecento. Cioè quattrocento anni dopo Parmigianino...
Sotheby's ha sporto denuncia contro Lionel de Saint Donat-Pourrières, il collezionista che aveva messo all'asta l'opera; e rimborserà l'acquirente. Le stesse analisi sui pigmenti avevano permesso a Sotheby's di scoprire, nell'ottobre scorso, che un altro dipinto era un falso, un Ritratto di uomo di Frans Hals, pittore olandese del XVI-XVII secolo, venduto per 10 milioni di dollari. In entrambi i casi, il nome del mediatore è lo stesso, Giuliano Ruffini, un collezionista francese di origine italiana. Da notare che, prima che fosse dichiarato un falso, il Frans Hals era stato dichiarato «originale» dagli esperti del Louvre; il museo parigino l'aveva anche già opzionato (poi non l'aveva acquistato per problemi di fondi).
Il nome di Ruffini era già spiccato nelle cronache del mondo dell'arte nel marzo scorso, quando una Venere col velo di Lucas Cranach il Vecchio, parte della collezione privata del Principe del Lichtenstein (e prima ancora della collezione di Ruffini), si è rivelata anch'essa un falso. Però non ci sono accuse a suo carico: lui ha sempre sostenuto di essere un collezionista, e non un esperto. Anzi, il suo legale Philippe Scarzella ha spiegato al New York Times che servirebbero analisi ulteriori, di «un altro esperto indipendente» sul dipinto.
In ogni caso, come aveva già spiegato l'avvocato dopo un sopralluogo a casa di Ruffini, vicino a Parma, «la polizia francese sperava di trovare un laboratorio occulto di falsi, e non ha trovato niente». E poi, ha insitito, Ruffini è un collezionista: «Ha chiesto a professionisti, esperti, commercianti d'arte e musei di studiare e determinare le attribuzioni. Non è responsabile, se hanno cambiato opinione».
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