Cultura e Spettacoli

"Carnefici e vittime equiparati": censurato il film sul delitto del Circeo

La scuola cattolica è il film che è stato presentato al festival di Venezia e che racconta il terribile delitto del Circeo: in queste ore la pellicola ha subito la censura che lo ha classificato come vietato ai minori di diciotto anni

"Carnefici e vittime equiparati": censurato il film sul delitto del Circeo

La scuola cattolica è l'ultimo film di Stefano Mordini, presentato in anteprima mondiale allo scorso festival di Venezia e tratto dall'omonimo romanzo di Edoardo Albinati. La pellicola tratta della violenza perpetrata ai danni di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, in un caso di cronaca nera diventato famoso come il delitto del Circeo. La scuola cattolica vede tra i protagonisti attori come Riccardo Scamarcio e Valeria Golino e racconta il tremendo massacro avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1975 nel comune di San Felice Circeo, sul litorale pontino del Lazio. La storia raccontata da La scuola cattolica è anche la testimonianza di un crimine che ha avuto un forte peso sulla giurisdizione italiana, al punto da aprire le porte a un dibattito legale e politico che si sarebbe concluso solo nel 1996, quando secondo la legge italiana lo stupro e la violenza sessuale smisero di essere un reato contro la moralità e divennero crimini contro la persona.

Durante la presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia La scuola cattolica era stato classificato come vietato ai minori di quattordici anni. Ora, come riporta il comunicato ufficiale della Warner Bros. La scuola cattolica è stato vietato ai minori di diciotto anni. Una decisione che è stata ampiamente criticata, anche dalla casa di produzione del film: nel comunciato della Warner Bros, infatti, si legge come:"la censura viene operata su un film che racconta una storia vera, una storia di omicidio e di stupro". La Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche incaricata dalla Direzione generale Cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura ha giustificato la decisione asserendo: "Il film presenta una narrazione filmica che ha come suo punto centrale la sostanziale equiparazione della vittima e del carnefice. In particolare i protagonisti della vicenda pur partendo da situazioni sociali diverse, finiscono per apparire tutti incapaci di comprendere la situazione in cui si trovano coinvolti. Questa lettura che appare dalle immagini, assai violente negli ultimi venti minuti, viene preceduta nella prima parte del film, da una scena in cui un professore, soffermandosi su un dipinto in cui Cristo viene flagellato, fornisce assieme ai ragazzi, tra i quali gli omicidi del Circeo, un’interpretazione in cui gli stessi, Gesù Cristo e i flagellanti vengono sostanzialmente messi sullo stesso piano. Per tutte le ragioni sopracitate la Commissione a maggioranza ritiene che il film non sia adatto ai minori di anni diciotto.”

Tuttavia questa spiegazione ha lasciato ancora più interdetti, dal momento che la decisione ruota intorno agli standard artistici ed espressivi dell'opera e, in questo modo, limita la libertà d'espressione degli artisti. Una decisione, inoltre, che va anche contro quanto aveva affermato il ministro Franceschini, quando aveva abolito la censura in ambito cinematografico. Il regista del film, Stefano Mordini, ha commentato così la decisione della Commissione arrivata come il proverbiale fulmine a ciel sereno su La scuola cattolica: "Non riesco a trovare delle ragioni valide per questa censura e se mi sforzo di trovarle, mi inquietano. Nella motivazione della commissione censura si lamenta il fatto che le vittime e i carnefici siano equiparati, con particolare riferimento a una lezione di un professore di religione, ma questo è esattamente il contrario di quello che racconta il film, e cioè che, provenendo dalla stessa cultura, è sempre possibile compiere una scelta e non deviare verso il male. Una delle due vittime, all’epoca, era minorenne e il nostro è un film di adolescenti interpretato da adolescenti. Trovo assurdo che oggi si vieti ai ragazzi anche solo di vedere, attraverso un libero mezzo di espressione, quello che due ragazze come loro anni fa hanno subito, questo atto censorio priva una generazione di una possibile presa di coscienza che potrebbe essere loro utile per difendersi da quella violenza spesso protagonista nella nostra cronaca. E questo perché alcune delle ragioni di quella tragedia sono purtroppo ancora attuali."

Sulla decisione è intervenuto anche l'avvocato Stefano Chiriatti, che rappresenta la sorella di Rosaria Lopez e il fratello di Donatella Colasanti , le vittime del massacro raccontato in La scuola cattolica, e ha riportato la reazione dei suoi clienti, che si sono mostrati a favore del film. L'avvocato ha infatti spiegato: "Hanno visionato, unitamente al sottoscritto scrivente, il film La Scuola Cattolica. Il loro evidente coinvolgimento, personale e affettivo, nella vicenda narrata, per la parte che li riguarda, ha indotto in Letizia e Roberto il risvegliarsi di traumi e dolori profondi, legati a quanto patito nel 1975 e negli anni successivi. Malgrado l’enorme sacrificio, umano ed emotivo, legato alla rievocazione vivida, visiva e sonora, di quanto accaduto alle rispettive sorelle, hanno, tuttavia, apprezzato la volontà di tramandare, anche in chiave di ammonimento per il futuro, la memoria della loro tragedia, soprattutto alle giovani generazioni. Hanno, pertanto, appreso con grande sorpresa della decisione del Ministero della Cultura di vietare la visione del film ai minori degli anni diciotto.”

La notizia della censura su La scuola cattolica ha colto impreparato anche Francesco Rutelli, presidente dell'Anica che, secondo quanto riportato da Ciak, ha dichiarato: "Purtroppo gli annunci di abolizione della censura non hanno trovato riscontro in una procedura che – spero per poche settimane – è ancora in vigore. Mentre i nostri giovanissimi possono accedere attraverso il web a contenuti violenti e veramente indegni, opere dell’ingegno – in questo caso, un film importante tratto dal libro di Albinati che ha vinto il Premio Strega – vengono assoggettate a pareri occhiuti e fuori dal tempo. Qualcosa non funziona, se si pensa di far votare i sedicenni, ma gli si impedisce di vedere un film di qualità.

Un film basato su fatti di cronaca, cui tutti hanno avuto liberamente accesso e che hanno profondamente interpellato la società italiana.”

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