Se siete «Person of interest» sarete spiati giorno e notte

Se siete «Person of interest» sarete spiati giorno e notte

Metti che Orwell, con 1984 abbia soltanto sbagliato data. Metti che Philip K. Dick, con Minority Report abbia sottovalutato lo sviluppo tecnologico dei sistemi di controllo. Questa è l’impressione che si può avere guardando i primi episodi di Person of interest, la serie tv ideata da J.J. Abrams (Lost, Alkatraz, un paio dei titoli della saga di Mission Impossible...) che andrà in onda questa sera alle 21,15 su Premium Crime e per l’occasione anche in chiaro su Mediaset Italia 2. La fiction che negli Usa è stata trasmessa da Cbs (la rete ne ha già ordinato la seconda serie) ci racconta un mondo post 11 Settembre in cui la sorveglianza elettronica ha raggiunto livelli parossistici. In cui (e in parte si tratta di un puro dato di cronaca) chiunque di noi è sempre tracciabile. Telecamere ovunque, cellulari geolocalizzabili, circuiti bancari che memorizzano i nostri prelievi di denaro, intercettazioni a tappeto, perquisizioni per entrare nei metrò e negli aeroporti.
Su questa ragnatela di controllo in cui tutti viviamo - come ha spiegato uno dei protagonisti, «la serie è scientificamente basata su fatti reali perché tutte le tecnologie e i computer mostrati nelle puntate esistono e sono sul mercato» - si innesta poi il fantastico. Dopo la caduta delle Torri Gemelle il governo degli Stati Uniti tenta di trovare un sistema per sfruttare in modo coerente tutta questa enorme mole di dati. Glielo fornisce il misterioso Mr. Finch (interpretato da Michael Emerson). Questo eccentrico milionario, patito di informatica, costruisce la “Macchina” un avanzatissimo software che vaglia e incrocia miliardi e miliardi di dati provenienti da tutti i sistemi di sorveglianza mondiali e dalle reti telefoniche. Affinché la “Macchina” funzioni al meglio è programmata per occuparsi soltanto dei grandi crimini, quelli che interessano la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Gli altri crimini vengono declassati, ignorati. Forse una scelta necessaria, forse una volontà politica...
Di certo Finch inizia a pentirsi, a sentire rimorso per quegli innocenti che potrebbero essere salvati e che il sistema sacrifica... Da buon programmatore si è tenuto una “entrata secondaria” nel sistema e i dati che ricava da lì non fanno che peggiorare il suo senso di colpa. Allora recluta Mr. Reese (interpretato da James Caviezel), un ex agente della Cia specializzato in lavori di “pulizia”: quelli in cui fai secchi tutti. Reese ha perso la donna che amava, ammazzata mentre lui era lontano in missione e dopo ha avuto un tremendo crollo psicologico. È quindi la persona più adatta per trasformarsi in un giustiziere. Il tutto è però complicato dal fatto che l’ingresso secondario alla rete di informazioni è in grado di fornire solo un dato sulle “persone d’interesse”: il numero di tessera sanitaria. Non specifica nemmeno se sono le potenziali vittime o le potenziali colpevoli di un crimine violento. E così i due si ritrovano scaraventati in indagini al calor bianco, resa cinematograficamente con una miscela ben riuscita tra The Bourne Identity, il già citato Minority Report (nella sua versione filmica) e il vecchio Giustiziere della notte di Charles Bronson (citato in una sequenza in metrò).
Ma alla fine, al di là della parte spettacolare che non manca, ciò che caratterizza la serie è una riflessione amara sul nostro mondo sotto controllo. Ragiona attentamente sul binomio sicurezza/privacy.

Soprattutto mostra quanto sia difficile capire chi siano i buoni e chi i cattivi a colpi di intercettazione. Un incubo, non così lontano dalla realtà ben raccontato da una frase di Finch: «Voi non ci troverete mai, ma – vittima o carnefice – se il vostro numero verrà fuori... saremo noi a trovare voi...».

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