«Skam Italia», la serie più social che c'è

La versione italiana della fiction racconta bene la quotidianità dei ragazzi

Matteo Sacchi

La terza stagione di Skam Italia è partita lunedì con la modalità che ormai è un must per i giovani fan: una clip, che sommata alle altre quattro comparse nei giorni seguenti è andata a formare l'episodio completo andato in onda su Timvision ieri. È così che funziona il meccanismo che ha lanciato questa fiction che sembra aver catturato l'interesse degli adolescenti italiani. Non è un prodotto nato qui ma uno di quei rari casi di riadattamento televisivo riuscito. L'originale è norvegese e brilla per la spontaneità dei dialoghi e per il verismo. Tutte doti che la versione italiana ambientata in un liceo romano recupera tutti. Però sarebbe ingiusto considerare Skam Italia un semplice remake. Lo showrunner Ludovico Bessegato e gli sceneggiatori della stagione in partenza (Alice Urciuolo e Ludovico Di Martino) hanno profondamente adattato le sceneggiature originali e i dialoghi, cercando di rivolgersi ai ragazzi italiani utilizzando il loro linguaggio e permettendo così l'identificazione totale con la storia.

Ecco identificazione è la parola chiave in questo caso per spiegare il successo di pubblico. Nasce da un lavoro preparatorio fatto dagli autori: hanno parlato con centinaia di studenti romani. C'è un confronto continuo sul set anche con i giovanissimi attori: «Sono contemporaneamente i nostri interpreti e il nostro target».

È così che nasce quella che ormai è una «metaserie» che vive di clip giornaliere, chat WhatsApp dei protagonisti, sempre aggiornata e visibile, il tutto che rimbalza poi tra i trending topic su Twitter. Ovviamente tutta questa parte social è un po' complessa per un pubblico adulto. Però va detto anche i singoli episodi in sé si posso guardare, non sono affatto male.

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