Un sogno ridotto a una farsa

Un sogno ridotto a una farsa

È facile, per attori come Toni Servillo e registi come Paolo Sorrentino, ma anche per comici come Maurizio Crozza, fare la caricatura di un uomo pubblico. Si sceglie un solo aspetto della sua personalità e lo si enfatizza a dismisura.

Il Berlusconi di Loro 2, il secondo film di Sorrentino su Silvio, nelle sale dal 10 maggio, è appunto una caricatura: simpatica finché si vuole ma manchevole. Nel dialogo con Veronica Lario, quello più feroce, la ormai ex sposa tira le conclusioni di vent’anni di vita e di politica del marito: una messinscena, fumo negli occhi, un inganno da consumato venditore. Le conseguenze? Sorrentino accosta due scene: nel 2008 Silvio, neo premier, va a giurare da Napolitano; nel 2009 L’Aquila è ridotta a un cumulo di macerie da un terremoto. Cadono le Chiese, i ponti, i palazzi. Berlusconi accorre e interviene ma rimane schiavo del bunga bunga, unico sollievo alla sua solitudine. La macerie tornano nel finale e suggeriscono che quella sia l’eredità di Berlusconi. La lunga inquadratura degli uomini della protezione civile, con una statua di Cristo deposto alle spalle, sotto la scritta Loro vuol forse dire che toccherà a questi umili ma eroici lavoratori salvare il salvabile in un Paese che crolla mentre Berlusconi partecipa alle feste di compleanno di una diciottenne nel casertano.

Non è Il caimano di Nanni Moretti, cioè un attacco apocalittico, ma Loro mette comunque nel mirino Berlusconi scegliendo come brogliaccio la versione dei fatti raccontata dalla stampa «nemica». Ma il film manca il bersaglio. Non si possono ridurre vent’anni di politica a messinscena. Manca il senso della discesa in campo, la capacità di intercettare (e non di vendere) il desiderio di milioni di italiani: liberarsi dal peso opprimente dello Stato, delle tasse e della burocrazia. Votare Berlusconi aveva (e ha) un senso perché incarnava un set di valori (libertà, individualismo, spirito d’impresa) dei quali Sorrentino non ci parla se non in termini degradati a commedia. Il sogno di un liberalismo di massa forse avrebbe potuto diventare realtà, almeno in parte, se Berlusconi non fosse rimasto invischiato in un epocale scontro tra politica e giustizia, con una stampa schierata con le toghe. Fatti che Loro non prova a descrivere. Torniamo al finale: le macerie de L’Aquila. Qui Sorrentino prova a intrecciare la storia di Berlusconi con la Storia d’Italia ma sceglie male l’episodio.

La ricostruzione dopo il terremoto, mostrata sommariamente, è uno dei maggiori vanti del Silvio premier. Di recente altri esecutivi, di fronte a uguale problema, hanno saputo soltanto parlare. Quella sì fu una messinscena. Ma della sinistra.

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