Cultura e Spettacoli

"Sono un cartoon che sbeffeggia lo snobismo del pop"

Breve show all'Olimpico dell'autore di Gangnam style (fischiato): "I bambini mi adorano perché non riesco proprio a restare serio"

"Sono un cartoon che sbeffeggia lo snobismo del pop"

Roma - Si chiama Park Jae Sang, ha 36 anni, è noto come PSY, ha lavorato con Madonna ed è sudcoreano. Grazie al tormentone Gangnam Style e a Youtube è la techno-popstar del momento, un (demenziale) fenomeno mediatico da un miliardo e mezzo di visualizzazioni e qualche milione di insulti. Ha anche uno scomodo sosia ubriacone. Da poco è uscito Gentleman in cui fa sentire l'odore del suo peto alla ragazza. In patria il video è stato bandito dalle tv perché danneggia l'ordine pubblico: comportamento improprio. A settembre esce il primo cd da esportazione dopo sei coreani. Piace da morire ai bambini. Finite le presentazioni.

PSY era venuto in Italia (prima volta) per cercare di creare l'atmosfera giusta prima di Roma-Lazio, finale di coppa Italia. Doveva distrarre il pubblico e farlo ballare a modo suo. E invece, come previsto, l'esibizione si è trasformata in un'allegra caporetto condita da sette minuti di fischi, molti buu, petardi e neanche un applauso. Imbarazzante e francamente ingeneroso. L'aspetto di PSY, con quell'uniforme da ammiraglio, è più da Mao Tse-tung che da cantante. Alla presentazione stringe il pallone della Tim Cup, lui che da sudcoreano di calcio se ne intende, la sua nazionale è tra le 10-12 più forti al mondo: non esiste più la Corea di una volta.

Si è ripreso dalle incursioni del sosia al festival di Cannes?
«Quello lì mi ha fatto fare una figuraccia; si presentava nei locali alla moda con tre guardie del corpo mentre io ne ho una sola. Tracannava litri di Champagne costosissimo, il Crystal, e fumava tutto il tempo. È stato divertente per un po' ma poi la faccenda rischiava di danneggiare la mia immagine».

Dopo Gangnam Style quanto è cambiata la sua vita?
«La mia vita può essere divisa in due, come la carriera. Prima ero solo un produttore di successo in Corea del sud, 12 anni di lavoro e tante soddisfazioni. Poi tutto è cambiato velocemente, i viaggi, i video, i concerti, ma è da settembre che non torno a casa e un po' ci soffro».

Lo sa sì, che fa impazzire i bambini?
«Sono il loro eroe invincibile e allegro, una specie di cartone animato che può fare tutto».

Conosce qualcosa della musica italiana?
«No, sono totalmente ignorante in materia. L'Italia è un paese passionale. Ricordo soprattutto la prima visita da turista qualche anno fa e il flash-mob romano a piazza del Popolo dell'anno scorso. In 20mila a ballare Gangnam Style: che soddisfazione!».

Come vanno i rapporti con Obama dopo quel brano cantato in un concerto del 2004 in cui invitava a uccidere i soldati Usa?
«Ero giovane e comunque il mio pezzo non è che fosse proprio antiamericano, era solo un inno contro la guerra in generale. Ora sono cresciuto, ho fatto il militare e sono padre di due gemelle, ho chiesto scusa e non ci sono più problemi con gli Stati Uniti».

Con l'ironia lei ha detto di voler combattere lo snobismo dello show-business.
«Lo show business dura poco, come ogni business del resto, e illude la gente».

Si parla dell'album della maturità, diventerà una persona seria?
«Da luglio mi dedico alla promozione di Gentleman. Poi ad agosto mi chiudo in studio per ultimare l'album di debutto mondiale. In realtà di album ne ho già fatti sei in Corea, ma non è che abbiano avuto tutto questo successo.

Serio? Non scherziamo!».

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