Certo, lunedì sera su Raitre Fazio e Saviano, i due sacerdoti del centro sinistra, di colpo hanno perso milioni di affezionati fedeli dal cuore rosso (ben venti punti in meno rispetto a Vieni via con me di due anni fa in cui arrivarono a clamorosi risultati del 29-30 per cento di share con 8-9 milioni di spettatori, mentre l'altro ieri il conteggio della coppia ricomposta a Che tempo che fa si è fermato al 10 per cento). In ogni caso, i talk e le trasmissioni di approfondimento politico di ispirazione «democrat» raccolgono ancora un amplissimo pubblico, molto più abbondante rispetto ai programmi che si rivolgono alla parte del Paese più moderata, liberale o di centro destra, come la si voglia definire. In questo scenario c'entra ovviamente il fatto che sono ormai pochissimi i programmi che si possono ascrivere a quest'ultima categoria: o si sono persi per strada, o sono andati incontro al fallimento (come quello tentato da Vittorio Sgarbi). Oppure sono stati chiusi per litigi (come Qui Radio Londra di Giuliano Ferrara) o infine non sono mai nati (come quello che avrebbe dovuto mettere in piedi Giovanni Minoli al posto di Annozero). Invece, il pubblico «di sinistra» resta curioso e interessato all'attualità, nonostante non ci sia più sullo scranno da premier Silvio Berlusconi, che era diventato una manna per gli ascolti dei programmi.
Basta guardare il grafico in pagina: abbiamo riportato (ovviamente il calcolo non è scientifico, perché si tratta di programmi che vanno in onda su canali, giorni e orari diversi) la somma degli spettatori medi dei talk che sono tornati in onda a inizio stagione. Bene: risulta che il pubblico che segue i talk «rossi» nel suo insieme è pari al quadruplo di quello che segue i talk «neri» (definizione, sappiamo, impropria). Ballarò, Piazza Pulita, L'Infedele, Otto e mezzo, Report, Che tempo che fa e In onda (che comunque ha un conduttore - Nicola Porro - che riequilibra il peso politico) raccolgono un totale di circa 14 milioni di spettatori: certo tra loro ci saranno anche persone con idee rivolte più a destra, però in generale il pubblico di queste trasmissione è abbastanza orientato. Invece Porta a porta, L'ultima parola e Quinta colonna vanno a pescare tra ascoltatori più tradizionali (come quelli di Raiuno e Raidue) e quelli di estrazione sociale più popolare (come quelli di Rete 4). Tutti insieme arrivano a circa tre milioni e 300mila spettatori.
Insomma, nonostante il nostro sia un calcolo empirico, pare evidente che la sproporzione sia enorme, soprattutto in una stagione elettorale molto importante come quella che sta per cominciare. Sproporzione non certo addebitabile alle reti private che scelgono la propria linea editoriale come vogliono: La7 sui talk di approfondimento «rossi» sta costruendo la propria fortuna, in fatto di ascolti (poi i conti economici sono un'altra cosa). Mediaset, invece, sta preparando delle trasmissioni di seconda serata da mandare in onda a ottobre al posto di Matrix spostato alla domenica, sotto la testata del Tg5. Forse ce ne sarà una aggiuntiva con Augusto Minzolini, ma è tutto da decidere. In Rai, invece, si sta ancora aspettando di sapere se, quando e con chi prenderà il via la prima serata informativa di Raidue, al posto di quel famoso Annozero mai sostituito: Andrea Vianello, principale candidato, ripete che non vuole bere l'amaro calice.
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