È stato l'anno del #metoo

È stato l'anno del #metoo

Ogni anno allo Strega, in premio letterario più sputtanato del mondo, ci sono le polemiche. Che in realtà sono sempre le solite, montate a arte per far pensare: «Guarda quest'anno com'è cambiato lo Strega». Quant'è cambiato? Un c..o! Scusate il termine ma ci sta, visto che i giornalisti lo hanno già definito il premio del #metoo, perché oggi se qualcosa non è #metoo non è niente, a Céline o Miller o De Sade li avrebbero presi a calci. Si ragiona non per grandi libri ma per uomini e donne, come nella trasmissione di Maria De Filippi.

E dunque vincitrice Helena Janeczeck, che racconta la storia di Gerda, fotografa moglie del fotografo Robert Capa. Titolo ammiccante strappalacrime La ragazza con la Leica. Un Harmony antifascista scritto da una donna, da premiare subito, anche perché così si può dire che quest'anno non solo ha vinto una donna che scrive di una donna (c'era anche la Petrignani che scriveva della Ginzburg comunque), ma anche Guanda, non i soliti grossi editori (peccato Guanda sia di proprietà del gruppo Gems). Anche perché a Mondadori era stato chiesto di fare un passo indietro, come se in una gara di 100 metri all'Olimpiade si chiedesse a Bolt di fare un passo indietro per far vincere il secondo. Come se poi avessero mai premiato un Busi, un Arbasino, sempre donne, anche se maschi: l'anno scorso la Cognetti, l'anno prima la Albinati, tre anni fa la Lagioia, che nel frattempo è diventata anche direttrice del Salone del Libro di Torino e te la ritrovi ovunque.

Anche conduttrice di Radio 3, la Lagioia, collega di Carlo d'Amicis, che se vogliamo dirla tutta aveva l'unico Harmony erotico in lizza, insomma era in cinquina mica perché è uno scrittore ma un'aspirante scrittrice. Solo che ha un pene tra le gambe, e lavorare a Radio 3 non basta a passare per eroine partigiane. Insomma, se questi sono i criteri (#metoo, sentimentalismo e pugno alzato come Asia Argento), chiedetevi a chi darebbero un premio per la letteratura se in lizza ci fossero Anna Frank, Marcel Proust e James Joyce. Già che ci siamo confondendo il piano delle leggi razziali con il tema dell'immigrazione, come Lia Levi che ripeteva «Dobbiamo contaminarci!» (ma contaminatevi un po' voi con la letteratura vera).

Anche lei autrice di un Harmony femminil-antifascista e attenzione, si chiama pure Levi, come Primo, che però siccome era uomo e quest'anno è l'anno del #metoo lo avrebbero fatto arrivare ultimo, perfino se avesse presentato Se questo è un uomo.

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