Storia di un mugnaio «contro» un po' frate e un po' eretico

Elena D'Alessandri

Dopo i festival di Locarno e Annecy (Grand Prix du Jury), Menocchio di Alberto Fasulo è arrivato in sala. L'opera del regista friulano racconta la vera storia di Domenico Scandella, detto Menocchio, mugnaio eretico nel Friuli del 500, magistralmente interpretato da Marcello Martini attore non professionista, come tutto il cast. È la fine del 1500, la Chiesa è minacciata dalla Riforma Protestante e attenta al controllo delle coscienze. Menocchio è un vecchio mugnaio, vive in un villaggio del Friuli con moglie e figli e ha le sue idee, sulla religione come sulla Chiesa, che vorrebbe povera, francescana. Questo fa di lui un eretico da condannare, come accadrà a seguito di un lungo processo. Fasulo, con Menocchio, dà volto a uno dei tanti dimenticati dalla storia, ergendolo a simbolo di chi lotta ogni giorno per i propri diritti. Le atmosfere sono buie, la musica quasi del tutto assente, la fotografia scarna.

La cinepresa di Fasulo segue Menocchio per tutto il racconto, sempre in bilico tra fiction e documentario. Un cinema della sobrietà, che rimanda a Rossellini per non dimenticare chi ha combattuto per affermare il proprio «pensiero contro».

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