Il film del weekend

Su Netflix, "Tigertail": un film sul peso dei rimpianti

Storia intergenerazionale, in parte biografica, a cavallo tra Asia e America. Il racconto (universale ma piatto) di come da giovani sognatori si possa diventare vetusti anaffettivi

Su Netflix, "Tigertail": un film sul peso dei rimpianti

Nella settimana di Pasqua sulle piattaforme in streaming le uscite sono state esigue e "Tigertail", lungometraggio d'esordio del regista taiwanese-americano Alan Yang, su Netflix, è forse l'unica degna di nota.

Onestamente siamo di fronte a uno dei casi in cui il trailer promette molto più di quel che il film riesce a mantenere ma, per gli amanti del cinema di nicchia, diciamo da festival, la visione sarà in parte piacevole.

L'incipit, soprattutto, è un incantevole tuffo in un passato che profuma di nostalgico esotismo: siamo nelle risaie di una zona rurale dalle parti di una Taiwan occupata. Pin-Jui è un bambino mandato a vivere in capagna, dai nonni, dopo la morte del padre. Impara presto a nascondersi quando i soldati visitano la fattoria in cerca di dissidenti e, durante una corsa nei campi, incontra la piccola Yuan, una cotta d'infanzia che diverrà amore durante la giovinezza. Malgrado la ragazza sia di buona famiglia e lui, ricongiuntosi alla madre, sbarchi il lunario facendo l'operaio in una fabbrica, l'ebbrezza sentimentale fa sì che la coppia viva momenti di grande sintonia. L'idillio è però interrotto a tradimento da Pin-Jui quando accetta l'opportunità di andare in America sposando la figlia del capo. La nuova vita negli Stati Uniti al seguito di un matrimonio senza amore non è esattamente l'affare che il ragazzo sognava di aver concluso: l'appartamento è fatiscente, andare al ristorante è ancora fuori budget e l'adorata madre si rifiuta di traferirsi a New York anche quando le viene garantito un certo benessere. Passano gli anni e, una volta anziano, separato e divenuto anaffettivo, Pin-Jui non può che riflettere sul passato e cercare di recuperare il rapporto con la figlia, ormai adulta e in un periodo difficile, con cui ha in comune più di quel che ha sempre pensato.

"Tigertail" è un dramma familiare basato sulla storia personale del regista, nel senso che trae ispirazione da quanto vissuto da suo padre, immigrato negli Stati Uniti da Taiwan. Girato in mandarino, taiwanese e inglese, il film è proposto da Netflix in versione originale sottotitolata e deve il titolo al nome del paesino d'origine del protagonista.

L'autore, al suo esordio alla regia, è noto per aver scritto una serie comica premiata agli Emmy e quindi forse non è un caso che la parte spensierata del film, vale a dire le scene d'infanzia e giovinezza, sia quella più attraente. Gli anni di povertà, vissuti con ottimistico romanticismo, sono resi su schermo con poetica nostalgia e anche leggiadra allegrezza. Da antologia la scena in cui i due innamorati, intrisi di cultura pop americana, si incontrano nottetempo sugli argini del fiume e intonano Otis Redding sotto la luna.

Una magia che va completamente perduta nelle parti del girato che si svolgono in epoca odierna: pesante il didascalismo con cui è raccontata l'assenza di una vera relazione tra il protagonista e la figlia. Da genitore esigente e le cui aspettative vengono frustrate dalla discendenza, l'uomo diventa a poco a poco reticente di fronte a qualsiasi forma di conversazione, chiuso in un'impenetrabilità volontaria che vuol essere anche punitiva.

E' un peccato che dinamiche interessanti come queste siano gestite in modo da conciliare il sonno, il lirismo insistentemente cercato sia a malapena sfiorato e lo sviluppo dei personaggi secondari abbozzato in maniera deludente. Se, infine, il montaggio fosse stato un po' più brioso e accattivante almeno la metà di quello del trailer, saremmo stati di fronte a un film assai più godibile.

A pesare di più è che in "Tigertail" l'approccio a questioni universali come il rimpianto per certe scelte fatte in gioventù e l'esistenza d'incomunicabilità tra generazioni differenti resti gelido. Ad ogni modo, dal racconto si capisce come certi insegnamenti tramandati per garantire prosperità economica diventino un giogo cui spesso è sacrificata la serenità del cuore.

Si spiega poi quanto sia comune rammentare i sacrifici materiali ai figli, mentre le lezioni imparate dagli errori commessi, purtroppo, restino spesso taciute, condannando i più giovani a sperimentare la sofferenza senza alcuno sconto.

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