Svitlana, vita bohémienne tra colore e bianco e nero

Nel suo studio milanese la Grebenyuk si rifà al neoprimitivismo

Svitlana, vita bohémienne tra colore e bianco e nero

Nel piccolo studio in zona Sarpi, quartiere cinese di Milano, Svitlana consuma la propria vita bohémienne. Emigrata infante dall'Ucraina, studi all'accademia di Brera, si arrotola da sola le sigarette mentre ti guarda in tralice. Dipinge furiosamente, nell'esiguo spazio lasciato dalle cose che si accumulano, le tele sparse per terra. Non è mai soddisfatta. «Bello» tu le dici osservando una sua opera, lei risponde «non mi piace». Perfino al premio Cairo di due anni fa, il momento clou della sua giovane carriera, ha portato un pezzo che non la soddisfaceva e lo disse a tutti durante il vernissage. È fatta così, Svitlana Grebenyuk, classe 1979; una continua ricerca di uno stile personale tra pittura e incursioni nel concettuale.

In lei convivono almeno due modi di essere: il primo codificato nelle sue prime esposizioni, si rifà al panorama tradizionale pittorico della sua patria, un periodo «neoprimitivo» in cui si ritrova la tavolozza delle avanguardie russe che appunto tra neoprimitivismo e suprematismo in un fecondo dialogo con i fauves, soprattutto Matisse, e gli espressionisti tedeschi, contribuirono a modificare la storia dell'arte contemporanea sul principio del Novecento. E anche i pochi pittori moderni ucrainici, genealogicamente suoi antichi maestri, non a caso bordeggiano queste linee (per esempio Larionov fondatore con la moglie, la mitica Natalia Goncharova, del neoprimitivismo).

Il secondo modo, è un allontanamento da questo bagaglio colorato, che si sostanzia in un bianco/nero, antitesi perfetta del lavoro precedente. La rarefazione giunge a compimento in una serie di ritratti dedicati a grandi personaggi della letteratura e dell'arte (Modigliani, Munch, Zola, Baudelaire) che si assottigliano, quasi antichi dagherrotipi in cui gli ioduri d'argento perdono l'ultima consistenza e virano al bianco assoluto. In questa dissolvenza verso il nulla le immagini restano percepibili nella loro forza iconica. Un passo verso l'ultimo periodo, in cui si mescola il minimalismo e il colore.

I ritratti si allargano a cartoline di gruppo dove i personaggi accampati, pur sempre privi di tratti come ectoplasmi, ma ben riconoscibili nelle loro funzioni quotidiane, sono illuminati da flash di colore che li rivivificano in un'ultima eterna posa.

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