Tesa e brutale la vendetta spagnola

di Raúl Arévalo con Antonio de la Torre, Luis Callejo, Ruth Diaz, Manolo Solo

È la risposta spagnola a Un borghese piccolo piccolo, film, per molti versi, simile, come struttura e tensione, a questo «La vendetta di un uomo tranquillo». Anche allora, come adesso, viene proposta una prima parte quasi conciliante, di vita comune, quasi a voler spiazzare lo spettatore dal colpo di scena che introduce ad una seconda dove, invece, la vendetta fa cambiare timbro alla pellicola. Comune, nei due film, è che i protagonisti di questa ribellione violenta non siano dei duri, ma persone comuni, alle quali il fato «armato» ha tolto affetti importanti. Per lo spettatore viene spontaneo domandarsi: «Ma io cosa avrei fatto al loro posto?». Questo Tarde Para L'Ira (il titolo originale) è stato giustamente insignito, in Spagna, di ben 4 Premi Goya: miglior film, miglior regista esordiente, miglior sceneggiatura originale, miglior attore non protagonista (Manolo Solo). Colpisce, infatti, che a confezionare un thriller così convincente, ben costruito, diretto, teso e brutale, sia un regista al suo esordio, come Raúl Arévalo (attore noto in Spagna), che dirige con la mano di uno che sembra non aver fatto altro nella vita.

Già l'incipit è qualcosa che ti cattura, per la sua capacità narrativa che non fa sconti all'estetica. Lo spettatore si ritrova all'interno di una macchina, dove un uomo, Curro, attende i complici che stanno svaligiando una gioielleria. Arriva la polizia e l'autista fugge da solo, con un crescendo di tensione che culmina con un incidente che porterà il ladro (unico della banda) in carcere. Dal quale esce dopo otto anni, ritrovando la compagna, Ana, e il figlio, concepito durante le visite di lei in galera.

La donna, però, ha ceduto, nel frattempo, alle lusinghe di Josè, un uomo ricco che, improvvisamente, ha iniziato a frequentare i quartieri poveri della città, dove vive la famiglia di Curro. Il perché, forse, lo avrete intuito, ma non sveliamo di più per non togliervi il gusto delle sorpresa. I bei thriller non li sanno fare solo in America.

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