Cultura e Spettacoli

Tifo, «selfie» e doppio funerale L'addio a Pino diventa un caso

L'ira dei fan per la camera ardente prima aperta e poi subito chiusa E le esequie creano polemica, con la famiglia che sembra «spaccata»

Tifo, «selfie» e doppio funerale L'addio a Pino diventa un caso

da Napoli

I napoletani avranno i funerali i Pino Daniele. Dopo le esequie di Roma (oggi ore 12 Santuario del Divino Amore), la salma del cantautore sarà portata a Napoli, nella Basilica di Santa Chiara per un secondo rito funebre che sarà celebrato alle ore 19 nella chiesa di San Francesco di Paola a Piazza del Plebiscito. Dopo i dissidi divampati nei giorni scorsi, tra i figli (che volevano solo le esequie romane) e i fratelli dell'artista (che lo volevano nella citta' dove Daniele era nato) è stato deciso per il doppio funerale e pace fatta in famiglia. Non un'anomalia per quanto riguarda gli addii ai grandi: Totò (senza polemiche) ne ebbe tre. Ma, sembrava una contraddizione non concedere l'ultimo saluto al grande artista, da parte del suo popolo. Perché? Se si ascoltano le parole di una inedita canzone scovata nell'archivio del Mattino , cantata una sola volta ad un concerto, c'è la spiegazione: «Sud scavame 'a fossa, voglio muri cu te» (sud fammi morire qui, con te).

Ieri, invece, giornata di tensioni e polemiche a Roma. Dietro ai cancelli chiusi dell'ospedale Sant'Eugenio una folla enorme di fan di Pino Daniele ha premuto per rendere l'ultimo omaggio al cantautore scomparso tre giorni fa per un infarto. Le guardie giurate hanno spiegato che «quella è la volontà dei familiari» dell'artista. Una decisione mal digerita da migliaia di ammiratori del «nero a metà», giunti da tutta Italia nel giorno della festa dell'Epifania per dargli l'ultimo saluto. Decisione motivata anche dall'inspiegabile gesto di qualcuno di scattarsi un selfie davanti alla salma di «Pinotto», come lo chiamavano i più intimi. «Tentativo fallito per l'intervento di un familiare» ha poi spiegato l'autista di Daniele.

La camera ardente era stata aperta fino alle 8,30, poi la chiusura con il popolo di Pino che chiedeva di poter entrare. Riapertura su concessione della famiglia ma chiusura questa volta definitiva dopo pochi minuti. A migliaia si sono consolati con un tifo da concerto, urlando «Pino, Pino» e cantando le sue canzoni simbolo, tra le quali quella preferita: Napule è (cantata anche allo stadio di Cesena dove il Napoli ieri ha giocato con il lutto al braccio dopo un minuto di silenzio).

I familiari hanno fatto poi notare che la chiusura si era resa necessaria «solo il periodo necessario per permettere alla famiglia dell'artista, molto numerosa, di stringersi intorno a Pino».

Tensioni quando, alla Camera ardente si è presentato Massimo D'Alema ma lo hanno «fermato» con urla e fischi. Migliaia gli attestati di affetto al cantautore ma, anche qualcuno stonato mal digerito dal web. Quello di Gad Lerner che ha twittato «la napoletanità tracima spesso in una retorica da cui una persona intelligente come Pino Daniele ha preso le distanze». E giù proteste e anche insulti.

E polemiche c'erano state anche sul tempismo dei soccorsi la notte in cui Daniele si è sentito male. I carabinieri di Grosseto hanno acquisito i tabulati relativi alle comunicazioni del 118: effettivamente, ambulanza e medico, 16 minuti dopo la telefonata ricevuta erano entrati in contatto con i familiari del cantante, per chiedere informazioni sul luogo dove fosse situata la villa ma, al telefono era stato loro risposto che non c'era più bisogno di loro. Tre minuti più tardi, alle 21,12, la comunicazione dei soccorritori alla centrale per la chiusura dell'intervento mentre per «decisa volonta» di Daniele (come precisato dai familiari) veniva portato al Sant'Eugenio. «Ha sottovalutato il suo malore», ha poi detto Loredana, la figlia del fratello Carmine.

Napoli intanto si prepara ad accogliere il suo Pino. Potrebbe sembrare una città in festa per la moltitudine di striscioni stesi da un balcone all'altro o per le canzoni ad alto volume che escono dalle case e dai negozi, dalle auto. Napoli è invece una città triste, stordita dalla morte del suo «ambasciatore nel mondo». Una bimba mostra un biglietto scritto a mano: «Cara Befana riportaci Pino, cosi mamma e papa' la smettono di piangere». Ieri sera flash mob con il sindaco Luigi De Magistris in piazza del Plebiscito, con musica e canti. Una folla incredibile illuminata dalle luci dei telefonini, forse cinquantamila persone, tre generazioni di appassionati del bluesman, che commossa e in lacrime ha onorato il «proprio» Pino Daniele, come se fosse sul palco a cantare.

Invece hanno cantato loro, ma questa volta non c'era felicità negli occhi e negli sguardi.

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