Cultura e Spettacoli

Tutto Vittorio Gassman l'uomo chiamato spettacolo (e cultura)

Costumi di scena, foto di famiglia, locandine e storici filmati raccontano il grande mattatore

Tutto Vittorio Gassman l'uomo chiamato spettacolo (e cultura)

Roma. L'unico. L'inimitabile. L'insuperabile. Perfino i mille metri quadrati della mostra che ne celebra il centenario faticano a contenerne l'onnicomprensivo talento. «Non una rassegna mortuaria su Vittorio Gassman - avverte il figlio Alessandro - ma come l'avrebbe voluta lui: piena di vita». E allora, ecco: da oggi al 29 giugno all'Auditorium Parco della Musica di Roma (quindi al Palazzo Ducale di Genova, infine in tournée per il mondo) la rutilante parata di foto, filmati, oggetti, costumi e cimeli che provano a condensare i cinquant'anni della carriera del Mattatore per definizione. «Vorrei - sorride Alessandro - che a visitarla fossero soprattutto i giovani, per superare il disagio che provo io, quando mi accorgo che conoscono me ma hanno solo una vaga idea di chi sia stato lui».

E l'idea si forma visitando le quattro sezioni espositive, ciascuna dedicata a uno dei campi in cui eccelse quel talento debordante: teatro, cinema, televisione, poesia e scrittura. Si parte dal tipico baule dei costumi di scena («Il teatro resta per me la disciplina essenziale») e si toccano i più intimi ricordi di famiglia: dall'album dei ritagli sui successi del giovane nazionale di pallacanestro (conservati dalla madre Luisa) alle foto delle feste di compleanno o di laurea dei figli («La parte che m'intenerisce di più, e che è anche la più inedita», commenta la terza moglie, Diletta d'Andrea).

È una fenomenale carrellata di titoli che hanno fatto la storia delle nostre scene: il leggendario Amleto del '52, ispirato dal divo hollywoodiano Charles Laughton e coronato da un successo epocale; il mitico Otello della staffetta, con Vittorio e Salvo Randone che ogni sera si alternavano nel ruolo del Moro e di Iago, passando per il clamoroso Sette giorni all'asta (ancora oggi si parla di quella performance: una settimana ininterrotta di one man show!), e il Riccardo III disegnato da Mario Ceroli (con un enorme cavallo ligneo della scenografia originale) fino al kolossal di Ulisse e la Balena bianca, di cui Renzo Piano ha recuperato la preziosa maquette, cioè il plastico scenografico. Va da sé che la sezione più attrattiva per il grosso pubblico sia quella cinematografica: foto, locandine, sceneggiature originali e costumi (da Guerra e pace a L'armata Brancaleone), oltre alla vetrinetta dei premi - nove David di Donatello, cinque Nastri d'Argento e il Leone d'Oro alla carriera, fra gli altri - accompagnano il visitatore attraverso titoli che sono altrettanti pezzi della memoria collettiva del nostro Paese: I soliti ignoti, Il sorpasso, La grande guerra, C'eravamo tanto amati, La famiglia...

E qui l'emozione vera è l'autentica Lancia Aurelia B24 del Sorpasso, fornita da un collezionista, restaurata e fotografatissima. «Mi ha sempre stupito il modo in cui Gassman riusciva a coniugare la cultura alta con quella popolare», dice il curatore Alessandro Nicosia. Esempio illuminante è la sezione dedicata alla tv: storici filmati dell'Archivio Luce e delle Teche Rai ci tuffano negli inimitabili duetti fra Vittorio e Mina, Baudo, Corrado: un vero compendio del gusto, dell'ironia - e dell'autoironia (vedere il pezzo in cui recita slogan pubblicitari come fossero versi danteschi) - di un intellettuale che sapeva anche essere nazionalpopolare. È stato difficile vivere per trentadue anni con un uomo così complesso? «È stato meraviglioso - replica subito Diletta d'Andrea - nel bene e nel male. E di questo lo ringrazio ogni giorno. Perché io Vittorio me lo sento accanto ogni giorno». Che cosa la colpiva di più in lui? «La sua anima tormentata. Quella che molti scambiarono per depressione era, in realtà, ricerca di assoluto. Ricerca di Dio». Aveva paura della morte? «Certo. Come tutti. Ma lui un po' di più, perché lui era pieno di vita».

E se riuscì a tenere unita la sua famiglia allargata, «un po' fu anche merito mio». Non tutte le donne ci riescono, nota qualcuno.

«Non tutte le donne hanno avuto Gassman», risponde lei.

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