Cultura e Spettacoli

Galassie, alieni e altri universi Il lato oscuro della letteratura

La celebre collana di fantascienza nasceva 70 anni fa. Alle spalle un glorioso passato, davanti un nuovo futuro...

Urania, dal greco Ouranos, «cielo», è una figura della mitologia greca, figlia di Zeus e Mnemosine. Era la musa dell'astronomia. Oggi è sinonimo di fantascienza.

E Urania è anche il nome della protagonista del romanzo Relazione del primo viaggio alla Luna ambientato nel 2057 e pubblicato nel 1857 - prima di Jules Verne - che poi è il primo allunaggio compiuto da una donna che scrive all'amica Ernestina i «particolari più bizzarri di questo meraviglioso viaggio»

Il meraviglioso viaggio di Urania, la più celebre e longeva collana editoriale italiana di fantascienza, iniziò nel 1952, settant'anni fa, lo stesso anno in cui in Italia veniva installata la prima cabina telefonica in piazza San Babila a Milano, la Rai sperimentava le trasmissioni televisive e, dall'altra parte del pianeta, sull'atollo di Bikini, oceano Pacifico, si testava la bomba all'idrogeno. Il mondo non sarebbe stato più come prima. E neanche quel tipo di narrativa, che in America si chiamava science fiction e che qui da noi il primo direttore della collana, Giorgio Monicelli, fratellastro del regista Mario e imparentato con i Mondadori, chiamò, coniando una parola nuova, «fantascienza». Urania nel mondo dei libri di genere ebbe lo stesso effetto di quell'ordigno dalla potenza di un megatone. Terrore sul mondo. Iniziava una nuova era.

L'inizio, scelto personalmente da Giorgio Monicelli, una passione per il pulp e una gavetta alla «Medusa», sempre chez Mondadori, fu Le sabbie di Marte di Arthur C. Clarke, uscito l'anno prima negli Stati Uniti. All'epoca era un titolo che incuriosiva, oggi un classico. A essere precisi, in quel fantastico 1952 Urania era allo stesso tempo il nome di una rivista di racconti e di una collana di romanzi. La rivista non andò bene, ma i romanzi sì, tanto. Così dopo pochi mesi si chiuse la prima e si potenziò la seconda. Nel tempo è cambiata la periodicità (settimanale, quattordicinale e dal 2004 mensile), la grafica (ma le modifiche sono sempre state minime, l'unico vero cambiamento è il cerchio rosso, l'oblò voluto in copertina dalla art director Anita Klinz nel 1964 e diventato il simbolo della collana) e i curatori: dopo Monicelli, che se ne va nel '61, arrivano Carlo Fruttero e Franco Lucentini, che lavorano di taglia-cuci-incolla, comprimendo dentro le duecento pagine standard romanzi spesso molto più lunghi, e non pubblicando mai autori italiani (celebre ma non profetica la frase di Fruttero «Un disco volante non può atterrare a Lucca»). Poi Gianni Montanari, che inventa il Premio Urania per gli italiani, e dal 1990 al 2018 Giuseppe Lippi... Pionieri dell'infinito. Mai però è cambiata la missione della collana: esplorare nuovi mondi letterari, temi, linguaggi e stili. Galassie maledette, operazioni Centauro, tentazioni cosmiche e altre dimensioni.

La fantascienza fa «70» - a proposito: auguri e un milione di queste distopie - e il regalo di compleanno più bello è la mostra in corso al Centro Culturale Candiani di Mestre Invasion, 1952-2022 (fino al 27 febbraio) con i numeri storici di Urania, le copertine culto, una sezione dedicata a Isaac Asimov E poi quei titoli. La fine dell'eternità...

Intanto, oggi, il capo-missione è Franco Forte, editor delle collane storiche Mondadori, cioè i Gialli, in edicola dal 1929, Urania, dal '52, e Segretissimo, dal 1960. «Ma ormai le edicole sono sempre meno purtroppo, anche se la distribuzione è molto calibrata e le tirature calcolate con precisione: del resto i nostri lettori sono appassionati e collezionisti molto fedeli Anzi, i numeri sono persino in crescita». Oggi, gennaio 2022, la collana storica di Urania, un pianeta che conta diversi satelliti - le serie Urania Collezione, Urania Jumbo e Millemondi - è arrivata al numero 1698 e vende 10-15mila copie al mese, che non sono i picchi dell'era Fruttero&Lucentini, quando si toccavano le 60-70mila copie a settimana, ma restano cifre importanti. «E vendiamo anche migliaia di copie in ebook». Domanda. Ma gli androidi leggono libri elettronici?

Urania, che negli anni ha sdoganato in Italia un genere e fatto conoscere scrittori considerati oggi dei maestri, come Asimov, Ballard, Dick, Bradbury o Le Guin, con il suo catalogo rappresenta la storia della fantascienza. Con le sue copertine, a partire da quelle di Karel Thole, una icona dell'editoria. Con le sue storie, la parte oscura della letteratura. E con i suoi lettori un fenomeno unico della letteratura popolare (a proposito, curiosità: la serie completa di Urania, con tutti i numeri originali in buone condizioni, vale 7-8 mila euro). Il clandestino dell'astronave, L'orrenda invasione, Il figlio della notte, Il terrore della sesta luna Che storie straordinarie. Amazing Stories.

Settant'anni fa Urania era il futuro, e oggi che si è avverato tutto ciò che gli scrittori di fantascienza hanno sognato nel passato (viaggi spaziali, intelligenza artificiale, computer tutto tranne, incredibilmente, i telefoni cellulari, che nessuno ha mai previsto), qual è il futuro di Urania?

«Portare il marchio storico, che ormai è un brand, dalle edicole alle librerie, come abbiamo già fatto per il Gialli Mondadori. Da poco abbiamo varato gli Oscar Draghi Urania (curati da chi parla, Franco Forte), e sono già usciti tutti i racconti di Clarke, quelli di Harlan Ellison, i romanzi di Frank Herbert che non rientrano nel ciclo Dune...».

Supernove, alieni e replicanti, il genere regge benissimo: dopo il giallo, irraggiungibile, la fantascienza ha il tasso maggiore di crescita nel mercato editoriale, ampliando sia il pubblico sia il «parco» autori. E gli Ufo ormai da decenni atterrano con nonchalance anche a Trecate

E tutto ciò anche perché i temi affrontati sono cruciali: la ricerca di pianeti ricchi di materie prime, i cambiamenti climatici e le apocalissi prossime venture, le meraviglie e gli incubi delle nuove tecnologie e della robotica All'epoca, negli anni '50, era così tutto lontano, oggi così drammatico. Allora i viaggi su Marte erano qualcosa di romantico, ora una necessità per un pianeta Terra che conta otto miliardi di abitanti e cerca nuovi spazi Ciò che prima era poco credibile, a partire dalla pandemia, immaginata in mille romanzi diversi, come Il morbo bianco (1982) di Frank Herbert, adesso è realtà. La fantascienza ha già raccontato tutto. Non parla più - fra divertimento e scetticismo, come ha sempre fatto - di qualcosa che potrebbe accadere. Ora prova addirittura a capire come risolvere i problemi del presente, dalla sovrappopolazione alle nuove fonti di energia, per migliorare il futuro.

E così il meraviglioso viaggio, su altre rotte, continua.

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