Utopia, l'isola che non c'è (eppure è affollatissima)

A Londra e Leuven le celebrazioni dell'opera di More sulla società ideale che più ha influenzato gli scrittori

Utopia, l'isola che non c'è (eppure è affollatissima)

Cinque secoli or sono, nella seconda metà di dicembre 1516, usciva in elegante veste editoriale a Leuven, nelle Fiandre, la prima edizione dell'Utopia di Thomas More, opera critica e satirica dell'Europa del tempo e massima espressione dell'umanesimo inglese. A darla alle stampe presso l'editore Dirk Martens era stato Erasmo da Rotterdam, grande amico di Thomas More. Un dialogo in latino maturato e scritto sull'esempio dei dialoghi di Luciano che i due amici avevano tradotto insieme dal greco qualche anno prima a Londra, che propone tra il serio e il faceto una società ideale in un'isola felice ai confini del mondo. Thomas More (1478-1535), che per la sua abilità di avvocato in parlamento era stato punito col carcere sotto il regno di Enrico VII ed era poi assurto alla carica di Lord Cancelliere nel regno di Enrico VIII, propugnava con Erasmo un rinnovamento del mondo occidentale e in particolare della Chiesa. Un solido sapere greco e un discorso razionale con una buona dose di ridicolo avrebbero dissolto la ragnatela di ignoranza e di corruzione per creare una società più giusta e un cristianesimo più schietto.

L'Utopia divenne presto un testo influente nella tradizione letteraria e filosofica dell'Occidente, tradotto subito in molte lingue, ma in inglese apparve solo quindici anni dopo la morte di More, incarcerato nella Torre di Londra e decapitato per aver rifiutato di rinnegare l'autorità del Papa.

Mentre a Leuven, in Belgio, un festival e una grande mostra internazionale - In search of Utopia 1516 organizzata al M-Museum Leuven - celebrano fino al 17 gennaio 2017 i 500 anni della prima stampa del sogno di More, a Londra e in Inghilterra si sta chiudendo il sontuoso ventaglio di eventi celebrativi che si sono protratti tutto l'anno e ha visto impegnate le maggiori istituzioni britanniche. Fra una pletora di eventi di ogni tipo, dall'arte dei graffiti alla moda come espressioni utopiche fino ai dibattiti fra storici sugli aspetti idealistici, irrealizzabili e illusori del testo, la British Library a Londra ha presentato in anteprima sulle celebrazioni di Leuven una raffinata selezione di testi e documenti originali - dal titolo Visions of Utopia - sempre visibili nella sua Galleria dei tesori, che danno il tono dell'epoca e raccontano la vicenda editoriale del libro e meglio di ogni interpretazione postuma spiegano l'origine di quest'opera singolare. A cominciare dalla Prosopopeia Britanniae di Erasmo da Rotterdam, un'opera in versi patriottici composta nel 1499 su sollecitazione del futuro Enrico VIII durante la sua visita a Londra in compagnia del nuovo amico Thomas More. L'incontro fra Erasmo e More si rivelò fondamentale per entrambi, fra i due si stabilì subito una profonda intesa intellettuale, e fu all'amico che Erasmo dedicò nel 1512 la sua corrosiva satira Elogio della follia.

L'originale di un poema composto nel 1503 da Thomas More per la morte della Regina Elisabetta è vicino a un codice miniato del 1509 con i suoi versi in latino per l'incoronazione di Enrico VIII in cui ne esalta l'erudizione e la virtù. Diverse lettere autografe introducono alla prima edizione de L'Utopia, quella di Louvain (Leuven) del 1516, curata da Erasmo. Cui segue una delle due edizioni in latino illustrate con silografie dei fratelli Ambrosius e Hans Holbein pubblicata da Johann Froben a Basilea nel 1518, anche questa voluta da Erasmo.

Come detto, il successo dell'opera fu immediato, come testimoniano tre preziose edizioni in tedesco a Basilea nel 1524, in italiano a Venezia nel 1548, in francese a Parigi nel 1550. Sul frontespizio del volume italiano si legge una versione del titolo originale dell'opera: La repubblica nuovamente ritrovata. Dei nuovi modi di governare Stati, reggere popoli, dar legge ai senatori, con molta profondità e sapienza. Opera di Tomaso Moro cittadino di Londra. In Venegia MDXLVIII. Altre traduzioni seguirono in Olanda nel 1553 e in Spagna nel 1637.

La prima traduzione inglese uscì a Londra nel 1551, dedicata dal traduttore Ralph Robinson a William Cecil, Lord Burghley. Una versione che doveva dominare il mercato inglese fino al 900. Ma, come spiega lo storico John Guy studioso dei Tudor, la filosofia e la profondità dell'opera, la raffinatezza dell'eloquenza, sfugge ai traduttori inglesi. In Italia è diverso - dice - e L'Utopia si stampa subito a Firenze, a Lucca, Ortensio Lando ne propone una traduzione nel 1550 a Venezia.

Nei secoli successivi L'Utopia lancerà anche un nuovo genere letterario, quello del romanzo utopistico.

Nelle ultime vetrine, la mostra Visions of Utopia offre un panorama di testi ispirati all'Utopia: da Francesco Bacone alla prima utopia inglese scritta da una donna nel 1666, A New Blazing World, in cui Margaret Cavendish duchessa di Newcastle descrive un nuovo mondo fra romanzo e scienza, fino al romanzo di Louis Sebastien Mercier L'An deux mille quatre cent quarante del 1787. Infine il Novecento con A Modern Utopia di H.G. Wells del 1905, cui si contrappone nel 1932 Aldous Huxley con Brave New World, e nel 1949 il capolavoro di Orwell 1984.

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