Claudio Baglioni è «l’emblema delle musichette da sala d’attesa», Minghi «fa pena, è un triste squallore», Piero Pelù «ancora non ho capito se canta per scherzo e fa del rock per caso». Parola di Vasco Rossi, che su Facebook scrive il primo capitolo della sua autobiografia a suon di mazzate per i colleghi. Si scatena Vasco in una specie di sfogo-confessione dove se la prende con tutti. Il suo bersaglio preferito è il melodico Baglioni sul cui conto Vasco va giù pesante; i suoi testi, per Vasco, «non raggiungono neanche il livello dei peggiori discorsi sul più e sul meno, come quelli che si fanno per ammazzare il tempo in fila alle Poste o che fanno tra loro le signore dal parrucchiere». Vasco ricorda quando Baglioni, nell’88, fu fischiato ad un concerto per Amnesty International: «fui contento che il suo delirio di onnipotenza fossero stati ridimensionati». E di «Wolfgang Amadeus Minghi», come lo chiama, dice: «Hai voglia di smontarlo un po’, perché ha perso ogni contatto con la realtà». Di qualcuno però - tra ironia e benevolenza - parla bene. «Capita d’incontrare un giovane di talento un po’ sbruffone che ti vuole sfidare, e quindi devi domare, come Grignani».
E infine lancia la sfida a Zucchero: «C’è chi, come Zucchero, si mette a competere con te a suon di dischi pieni di splendide e travolgenti musiche. C’è sempre qualcuno che ti ritrovi davanti nelle classifiche... e che vorresti strozzare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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