Vasco: vita spericolata, pensione assicurata

Vasco, quarant'anni di contributi versati nelle casse dell'Inps, ha maturato il diritto al riposo, che potrebbe godersi nella sua Zocca. Eppure...

Vasco: vita spericolata, pensione assicurata

«May You Stay, Forever Young», cantava Bob Dylan; «è meglio bruciare subito, perché la ruggine non dorme mai», gli rispondeva Neil Young. Stiamo parlando di due ultrasettantenni che non hanno nessuna intenzione di smettere. Per non parlare dei Rolling Stones o di Roger Waters, i loro concerti fanno sold out dovunque e tra i loro fan, che li seguono da decenni, spiccano capelli e barbe bianche, teste pelate. E i giovani? Quelli ascoltano pop di plastica o i rapper. Per ragazzi e adolescenti il rock è roba da pensionati, ma i dischi non li comprano perciò il mercato si regge sui nostalgici dei riff di chitarra: lo chiamano adult rock, giusto per non dire vecchio. Zitti, rispetto innanzitutto. Se sopravvivono al mal di vivere della giovinezza, se non si autodistruggono entro i 27 anni, i rocker sono persone che non mollano mai. Sul palco il tempo sfugge alle regole canoniche, basta un chiodo in pelle nera, qualche anellazzo, un paio di tatuaggi trucidi e gli acciacchi se ne vanno. Il rocker che non muore giovane non si ritira e in pensione non ci va. Eppure Vasco, quarant'anni di contributi versati nelle casse dell'Inps, ha maturato il diritto al riposo, che potrebbe godersi nella sua Zocca. Un quadretto cui non riusciamo a credere, noi fan del Blasco disposti a seguirlo ovunque perché lui, il Komandante, almeno in Italia è il rock e non ci sono discussioni. Non possiamo immaginarlo nel giardino di casa a ricevere le visite domenicali dei vecchi sodali, a dispensare consigli alle nuove leve, sforzandosi, in vicinanza delle feste comandate, di invitare a cena persino Ligabue. L'altro anno, concluse il concerto record di Modena Park con queste parole: «I saluti non li sopporto. Allora lasciate che non vi saluti quando vado via tanto torno!». Persino quando se l'era vista brutta per la salute non dimenticò di rassicurarci, mi curo, guarisco, poi vi stupirò. Così ha fatto. Il rock è roba da pellacce dure. Dei rapper finto trasgressivi che non vedono l'ora di saltare sul carro del mainstream non ne resterà uno solo. Nessuno di questi eroi taroccati potrebbe fare la stessa vita di Keith Richards, né resistere agli eccessi di Eric Clapton e neppure a quelli di Vasco. «Ci vuole un fisico bestiale, anche per bere e per fumare», cantava Luca Carboni e quando ti vedi un signore di sessantasei anni, grasso e pelato, capace di far ballare decine di migliaia di persone, allora ti rendi conto che il rock è per gente vera e che in pensione al massimo ci andranno i cantautori politicamente impegnati degli anni '70.

A loro sì interessa discutere della Fornero o dell'ipotesi di riforma 60/40. Il rock no, il rock non muore mai e se proprio si deve morire allora che sia Fronte dal palco. Long live rock. Lunga vita al rock. E grazie Vasco.

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