Cultura e Spettacoli

Vincitori e vinti dell'estate del pop

Da Rovazzi a Gazzè fino a Soler, Iglesias e JLo: alti e bassi della stagione che sta per chiudersi

Vincitori e vinti dell'estate del pop

Ogni estate, si sa, ha la propria musica. Difficile da prevedere in anticipo, facile da ricordare alla fine. Anche se il «tormentone monolitico» ormai appartiene al passato, pure nel 2016 ci sono vincitori e vinti tra i brani che abbiamo ascoltato tutti in tutti i modi, sia in radio che in tv che sulle piattaforme di musica liquida. Tutto opinabile, sia chiaro, e non necessariamente legato alla contabilità delle classifiche. Oltretutto, difficilmente qualcuno riconoscerà un risultato meno soddisfacente del previsto.

Però tutti (o quasi) possiamo fare una valutazione di come sono andati questi ultimi tre mesi. Senza dubbio il vincitore è Andiamo a comandare di Fabio Rovazzi, uno dei primi tormentoni partiti dal basso, nel senso che a lanciarlo sono stati i più giovani di età prima ancora che se ne accorgessero le radio. È stato il tipico di caso di tormentone a bruciapelo, del tutto imprevisto e, probabilmente, anche inatteso persino da chi lo ha prodotto, ossia l'etichetta Newtopia che al momento è il Re Mida del nostro pop. Non a caso l'hanno fondata J Ax e Fedez, titolari di uno degli altri brani principe dell'estate, quel Vorrei ma non posto che forse ha il primato di longevità visto che lo ascoltiamo da maggio, quasi un record.

Chi invece ha scelto il momento giusto, ossia metà luglio, è stato Raphael Gualazzi con L'estate di John Wayne, ora forse in procinto di essere consacrato come il più trasmesso dalle radio. E se lo merita perché, al di là di musica e arrangiamento, è il testo più evocativo, quello che fa venire voglia di vedere un film di Fellini o di riascoltare Alan Sorrenti dei bei tempi. Questo, in fondo, è il potere dei brani estivi: trasportarti da un'altra parte, in un'altra epoca o semplicemente nei tuoi sogni. Così riesce sempre a fare Max Gazzè, un altro che viaggia sempre di basso profilo ma ogni volta arriva in alto. Stavolta l'ha fatto con Ti sembra normale, brano onestamente irresistibile che da mesi non la smette di essere al vertice perché, ebbene sì, Max Gazzè ha una scrittura liscia e sensuale, oltre che molto colta pur essendo comprensibile. Con lui non si sbaglia mai. Così come con i Tiromancino di Tra di noi (bell'esempio di armonia testuale) oppure Jovanotti (Ragazza magica va ancora fortissimo) e Zucchero (13 buone ragioni non si ferma). Anche Alessandra Amoroso con Vivere a colori è riuscita a trasformare un manifesto esistenziale in un tormentone molto radiofonico, così come i Negramaro di Tutto qui accade, un bel mix di forza strumentale e interpretazione vocale. Poi, certo, ci sono le sorprese come Ermal Meta, albanese arrivato a Bari nel 1994, già firmatario di super brani per Mengoni, Emma, Renga e altri. In questa estate ha convinto tutti con A parte te con una linea melodica di maturità inattesa. E inatteso è pure il successo di Laura Pergolizzi, classe 1981, nome italiano ma passaporto americano: con Lost on you ha saputo conquistare il mercato italiano. Chi invece non ha fatto altrettanto bene è Jennifer Lopez, più chiacchierata per il legame con Casper Smart che per il singolo Ain't your mama. Idem per Britney Spears, che in Private show ha esibito più pelle (nel video) che sostanza (nel brano). Invece Enrique Iglesias e Alvaro Soler non hanno fatto prigionieri con Duele el corazon e Sofia. E gli italiani?

Più che i risultati di airplay, a stoppare il ritorno di Grido (ex Gemelli Diversi) con Gravità zero e la coppia Marracash Guè Pequeno di Insta lova sono l'atmosfera un po' deja vu e la prevedibilità dei testi.

Sarà per la prossima estate.

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