Virus, stragi e silenzi. Se non fosse tutto vero sembrerebbe un thriller (di Lawrence Wright)
29 Aprile 2020 - 08:25Il giornalista americano mesi fa immaginava un mondo devastato da un morbo invincibile
Un virus che nasce in Asia, aggredisce il pianeta nella primavera del 2020, costringe al lockdown le nazioni tutte e distrugge il sistema economico? Già scritto da un Pulitzer e in bozza da inizio di quest'anno. Se ne parla sui media di tutto il mondo da fine febbraio, ma arriva solo ora in ebook in contemporanea globale: il romanzo Pandemia (Piemme, e-book 5,99 euro, cartaceo pagg. 432, euro 18,90, in uscita il 5 maggio) di Lawrence Wright è senza dubbio la Cassandra per eccellenza dell'emergenza Coronavirus. Averlo scritto è il corrispondente in letteratura obiettivo impensabile persino per un giornalista del New Yorker, saggista di razza e vincitore del Pulitzer come Wright di quello che sarebbe in medicina l'aver trovato un vaccino al Covid per un ricercatore: l'autore ha predetto più o meno tutto quel che ci sta accadendo e ha già pure provato a spiegarlo, con flussi economici e intrighi politici internazionali. Oltre due anni di fatiche, pare gli sia costato, ma leggendo questo thriller si stenta a credere che una tale preveggenza possa risalire a un periodo in cui l'evento pandemia sembrava ai più lontano quanto i replicanti di Blade Runner.
Ma cominciamo dall'inizio. Wright non è uno che scrive romanzi, tuttavia è dalla fiction che spesso prende le strutture e l'ispirazione per mettere insieme i pezzi dei suoi puzzle-reportage. Il titolo che gli ha assicurto il Pulitzer, Le altissime torri (Adelphi), è una dissezione anatomica sull'11 settembre che parte sul campo e connette puntini reali, inserendo nello stesso piano di azione indagini spregiudicate dell'FBI, il fondatore del jihad e le basi di al-Qaeda, proprio come se fossero personaggi di un romanzo. Più o meno all'inverso Wright ha invece proceduto per Pandemia: ha usato la sua credibilità di reporter per raggiungere scienziati, epidemiologi, fonti ufficiali dei governi mondiali ed esperti militari e poi ha costruito, usando le loro dichiarazioni e i materiali ottenuti, una vera opera di narrativa. L'idea gli è venuta in parte perché è rimasto soggiogato dal fascino delle armi biologiche: invisibili, imprevedibili, letali. In parte perché anni fa ebbe una conversazione con il regista Ridley Scott a proposito della risposta alla domanda: «Che cosa potrebbe portare la società a spaccarsi?».
Al centro di Pandemia, ambientato nella primavera del 2020, una «influenza emorragica» mai vista prima e molto aggressiva - quello che potrebbe essere il nostro Coronavirus che si sviluppa in un campo profughi a Giacarta e provoca, in poche ore, 47 morti. Il caso viene presentato all'Assemblea Mondiale sulla Salute a Ginevra e il nostro eroe, l'instancabile epidemiologo Henry Parsons (ecco, questa è l'unica cosa che, se riscrivesse il libro oggi, Wright magari cambierebbe: la figura dell'epidemiologo di fama mondiale che capisce al volo cosa accade e segue la giusta pista del virus come un bracco col tartufo) parte per l'Indonesia, dove il peggio è già avvenuto: l'apocalisse del contagio si è ormai diffusa in modo irrimediabile. Ma il personale «Paziente 1» di Parsons, il suo autista, nel frattempo parte per la Mecca in pellegrinaggio e il virologo si mette sulle sue tracce, intuendo il rischio. Troppo tardi. Il mondo è in balìa del panico e della pandemia. È qui che si affacciano altre somiglianze stringenti con la contemporaneità: tensione tra superpotenze, sospetti sulla creazione del virus in laboratorio a scopi egemonici, possibile ruolo delle armi chimiche nel la diffusione.
Il libro è godibilissimo ed è chiaro che la simulazione su cui Wright si esercita nel narrare è congegnata nei minimi dettagli, perciò rende credibile un grande complotto globale in cui ognuno degli attori ha obiettivi diversi e ottenere, agli occhi del lettore, quella che si chiama «eterogenesi dei fini», ovvero un finale inaspettato, viste le premesse. Quel che conta, secondo Wright, non è solo è capire perché gli eventi accadono ma che cosa potrebbe succedere dopo e chi ne beneficia ovvero chi sono i burattinai del futuro, poi che si tratti di Covid-19 o di Ebola poco importa. A mancare alla popolazione al pari delle cure, quando un evento del genere si verifica, è la trasparenza, secondo un Wright, oggi in isolamento a Austin, Texas: «Quando capiscono che gli si sta mentendo, le persone vanno nel panico» ha commentato Wright nella sua intervista di due mesi fa a Bloomberg non a caso una testata economico-finanziaria a proposito della ricerca che sta dietro al libro.
«Il ministro della Salute iraniano negava a proposito del Coronavirus mentre sudava per la febbre».
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