Prima visione

Richard Nixon riconobbe la Cina comunista; ammise che la guerra di John Kennedy nel Vietnam era persa; autorizzò l’Egitto a limare le unghie di Israele nel Sinai; rovesciò Marcelo Caetano, l’erede di Salazar, in Portogallo; «consentì» all’Eta d’uccidere l’ammiraglio Carrero Blanco, futuro erede di Francisco Franco in Spagna. Manca tutto ciò in Frost/Nixon: il duello, di Ron Howard, ma è bene saperlo prima di vederlo, per cogliere come dal film emerga la differenza di calibro fra Nixon (uno straordinario Frank Langella) e altri presidenti americani di miglior fama, ma minor spessore.
Si parte come uno dei tanti film moralisti e progressisti, cioè con una prospettiva da buco della serratura: l’intervista tv che Nixon, lasciata la Casa Bianca, concesse per denaro - non era ricco come Kennedy e i Bush - a un giornalista inglese (Michael Sheen).
L’intento del giornalista - o meglio del televisionista - non è valutare il ruolo storico di Nixon, ma farsi un nome non solo come intrattenitore inchiodandolo alle responsabilità per il caso di spionaggio elettorale noto come scandalo Watergate, dal nome del palazzo di Washington dove avvenne.
Infatti Nixon s’era dimesso prima della fine del secondo mandato presidenziale, ma senza ammettere errori o crimini. E senza chiedere scusa, quest’ossessione della politica che s’ammanta di moralismo per celare la sua astuta pochezza.
Sembra quasi impossibile che adulti smaliziati come giornalisti e politici credessero che un politico non debba mentire, quando ogni politico mente come respira. Ma tant’è: i sistemi politici più machiavellici sono quelli che più negano di esserlo.


La bravura di Peter Morgan, lo sceneggiatore, e di Ron Howard, il regista, è di lasciare lentamente al personaggio di Nixon prendere il sopravvento, concedendo all’ipocrisia americana (e non) le ammissioni finali di Nixon solo dopo averne fatto emergere che, rispetto a chi lo circondava, era un gigante, come coglie con giustificata rabbia il personaggio di Kevin Bacon, che era stato suo consigliere militare alla Casa Bianca.
Nel contorno si nota Rebecca Hall, fra le più belle e meno volgari donne apparse sul grande schermo nell’ultimo decennio.

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