When They See Us: ingiustizia è fatta

La vera storia di uno degli errori giudiziari più incredibili di sempre: "When They See Us", in 4 episodi, fa male per far capire la gravità della situazione

When They See Us: ingiustizia è fatta

"When They See Us” è una miniserie tv di Netflix, tra le più viste di sempre: si parla di circa 23 milioni di spettatori e molto probabilmente tra le prossime a raccogliere premi agli Emmy 2019.

Quella che viene raccontata in "When They See Us", diretta da Ava DuVernay (già regista di "Selma"), è una sconvolgente storia vera: per una miniserie tv di soli 4 episodi da circa un’ora ciascuno, escluso l’ultimo che arriva ad 88 minuti, nel quale l’emozione cresce di pari passo con le ingiustizie.

Si tratta della trasposizione di quanto realmente accaduto ad Antron McCray, Kevin Richardson, Yusef Salaam, Raymond Santana e Korey Wise, cinque ragazzi di Harlem che furono coinvolti negli eventi verificatisi la sera del 19 aprile 1989, a New York. In questa data avvennero dei disordini a Central Park ma soprattutto ci fu lo stupro che portò quasi alla morte Trisha Meili, donna di 28 anni che stava correndo nel parco dopo il lavoro.

La pressione sociale fu subito enorme. Vennero fermate cinque persone, presto rinominate “i cinque di Central Park”, si trattava di giovanissimi afroamericani con un’età compresa tra i 14 e i 16 anni. Quello che avvenne poi nella stazione di polizia è una vicenda nota perché già vista, oltre che nella realtà, in altri film/serie tv o documentari, come fatto in modo pregevole da John Grisham in "Innocente". In assenza di prove decisive e giocando un ruolo importante la discriminazione razziale, i cinque giovani furono trattenuti contro il loro volere, in alcuni casi anche senza la presenza dei genitori, e sotto minaccia costretti a confessare un crimine non commesso. La pesante posizione dei media e di alcuni personaggi noti, tra cui Donald Trump, aizzò l’opinione pubblica. La polizia e forse l’organo giudicante fecero il resto.

Nella prima puntata di "When They See Us" si pensa di essere già arrivati alla fine di questo incubo. Il pensiero che l’ingiustizia raccontata sia limitata solo alla fase investigativa passa per la testa. Sono così macroscopici i fatti che non è pensabile si vada avanti in quel senso. Purtroppo non è così. Le emozioni che sembravano esaurirsi hanno una brusca impennata negli episodi seguenti, con lunghi periodi dedicati ai protagonisti e al loro periodo di detenzione. Colpisce soprattutto vedere come un’accusa, un giudizio e una pena, siano basate su confessioni palesemente estorte, in cui il colore della pelle è stato un fattore determinante. Fa ancora più male vedere come, nonostante il tempo trascorso dietro le sbarre, la macchia di un crimine non commesso sia presente anche fuori, perseguitando i protagonisti che continuano a dichiararsi innocenti.

Il fatto che si sia in presenza di una storia vera può far pensare a un prodotto simile ad "American Crime Story" nelle sue stagioni dedicate ai casi di O.J. Simpson e Gianni Versace, ma "When They See Us" è decisamente un altro tipo di racconto. La regia di Ava DuVernay è ben calibrata, senza colpi di scena, inutili in un racconto così emozionante, che porta inevitabilmente alla rabbia per quanto accaduto.

A questo si deve aggiungere il grande pathos dei giovani interpreti e di alcune star come Vera Farmiga, John Leguizamo, Felicity Huffman e Joshua Jackson.

Tra poco usciranno le nomination ai prossimi Emmy e siamo sicuri che "When They See Us" raccoglierà diverse candidature, strappando forse qualche premio a "Chernobyl", altra miniserie tv evento di questo periodo.

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