«Le spiegazioni di Prosperini? Non sono credibili»

Nei giorni successivi all’arresto, l’aveva detto con tono sicuro. «Risponderò alle domande del giudice e mi difenderò». Ma, con tutta evidenza, le risposte date dall’assessore regionale al Turismo Pier Gianni Prosperini al giudice per le indagini preliminari Andrea Ghinetti non sono state sufficienti a ridargli la libertà. Già la scorsa settimana, infatti, il gip aveva deciso che Prosperini avrebbe passato il Natale (e non solo) in carcere. Ora, col deposito delle motivazioni di quella decisione, si capisce anche perché. «Le generiche affermazioni dell’indagato - scrive il giudice nell’atto depositato ieri - appaiono scarsamente credibili e non confermate da alcun elemento che le renda attendibili».
La versione dell’assessore, dunque, non ha convinto il gip. Prosperini era stato arrestato dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria il 16 dicembre scorso, insieme al patron di Odeon Tv Raimondo Lagostena Bassi e al consulente della Regione Massimo Saini con le accuse a vario titolo di corruzione, turbativa d’asta e truffa ai danni dello Stato in relazione a una tangente di 230 mila euro su un appalto da oltre 7 milioni nel settore del marketing del turismo. In breve, l’assessore avrebbe fatto piovere su diverse emittenti locali un fiume di denaro pubblico, gonfiando i costi delle inserzioni pubblicitarie del Pirellone e ottenendo in cambio un sostanziale risparmio sugli spazi pubblicitari e di propaganda elettorale acquistati per sè. Ma ecco il punto. «Appare difficile - osserva ancora Ghinetti - credere che per i 230 mila euro si sia trattato dell’esecuzione di una promessa di spontaneo riconoscimento a Prosperini», così come l’assessore aveva spiegato in occasione dell’interrogatorio di garanzia. Insomma, per il giudice si tratta di una vera e propria «mazzetta». E nemmeno hanno convinto le spiegazioni date rispetto alle decine di intercettazioni (sintomatica, secondo il giudice, è quella dell’8 aprile 2008, in cui Prosperini «catechizza» una dipendente di Odeon tv spiegandole che «non desidero che vada più niente in onda se non c'è la mia presentazione... perché a ottobre si vota e... se noi adesso facciamo una cosa, è per la campagna elettorale»), dalle quali emerge il profilo di un «boss» del tubo catodico, come è definito Prosperini nell’ordinanza di custodia cautelare. Un «boss» cui «spetta l’ultima parola sull’attività dell’assessorato e l’impiego dei fondi».
Ma a pesare sulla carcerazione dell’assessore c’è anche il capitolo della corruzione internazionale, reato per il quale Prosperini è indagato.

Secondo l’accusa, avrebbe fatto da intermediario con alcuni funzionari eritrei per far ottenere delle commesse in campo navale ed edile a due società italiane, in cambio di una «stecca». Quel denaro, secondo l’accusa, potrebbe essere finito sui conti delle cinque società off shore individuate dai finanzieri nel mare magno dei paradisi fiscali.

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