Gli inguaribili romantici avranno avuto qualche momento di struggente nostalgia e si saranno domandati: dove sono finiti gli 0-0? Rispetto alle abitudini, il mondo del pallone ha deciso di distillarne l'uso quasi con farmacistica propensione. Lo 0-0 è qualcosa che ci appartiene nel parlare quotidiano, magari nel pensare, talvolta nell'agire. Quando il calcio ce lo ripresenta, lo ritroviamo come un vecchio amico, oramai un po' passatello. Però, eccolo di nuovo, che ci fa ciao.
Invece dalla Russia, terra di confine sull'essere o non essere (aggiungete qualunque pensiero bello o brutto e non vi sbaglierete), sono arrivate notizie di una rivoluzione che ha trovato l'imprimatur con un dato statistico. Il mondiale, Putin ne sarà fiero, ha raggiunto il primato assoluto di assenza di 0-0. Farà storia. Già allo scoccare di Belgio-Tunisia, 27a partita della serie, il record si è aggiornato. Poi si sono aggiunte le altre due partite. Il precedente risale all'altro calcio: anno mondiale 1954, tutto un campionato del mondo senza 0-0 ma le partite erano solo 26. Qui, invece, siamo ancora nella fase di qualificazione a gironi: specchio dei tempi e del business che si è ingrossato ed ingrassato. Gli 0-0 ripresero quattro anni dopo, Svezia 1958, e guarda caso con due squadre, una dimostrò di essere uno squadrone, che non ti aspetti: Brasile-Inghilterra, 11 giugno 1958 a Goteborg, regalarono il reingresso del risultato ad occhiali (è stato famoso anche così) nella variegata storia pallonara. Sapete tutti che il Brasile di Pelè vinse quella edizione con uno squillante 5-2 in finale, contro la Svezia. Ci fu il tempo per rifarsi da quella precedente miseria di gol (5-2 pure alla Francia in semifinale).
Oggi gli incontri che verranno ci potranno dire se la tendenza è consolidata. Certo, dando un'occhiata al gruppo H ci potrebbe stare l'idea di uno 0-0 tattico, soprattutto se GiapponeSenegal si chiuderà con un vincitore. Vista con altra ottica, Polonia e Colombia potrebbero godere di uno 0-0 in attesa dell'ultima partita. Però conta la filosofia. Meglio un pareggio con gol che uno senza gol, direbbe un novello Vladimir Boskov. Vengono più credibili, con la salsa di qualche rete, perfino i famosi biscotti. Per esempio un occhio alle classifiche farà pensare a Francia-Danimarca, e i danesi hanno esperienza in materia: leggi Europei 2004.
Al di là delle malignità, c'è da sentir soddisfatto il palato per questa voglia di reti. Se poi sia colpa di difese troppo friabili o di attacchi di straordinaria prepotenza, è altro discorso. Ma va segnalato che chi non ha realizzato reti è già eliminato. Nell'ultimo mondiale lo 0-0 si presentò una volta sola nel primo round di partite a girone: ed era già un buon segnale. Poi chiuse i suoi battenti in semifinale (10 luglio a San Paolo) con Argentina-Olanda che si risolse 4-2 grazie ai rigori.
Anche la finale con la Germania si chiuse 0-0 nei tempi regolamentari, ma ci fu chi provvide per i tedeschi nei supplementari. E in questi mondiali l'Albiceleste ha segnato un solo gol. E allora si vegli, glielo dice il Mondiale: non è più tempo di 0-0.
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