I tifosi juventini non sono scaramantici. Vogliono, ad ogni costo, rivedere in campo la maglia numero 10. E quel Bernardeschi pettinato come un bravo ragazzino di scuola, fragilino nell'idea fisica, dallo stile classicheggiante ma non troppo, così diverso da quei tipi, anzi quei totem, che hanno raccontato la storia della Juventus, li sta facendo impazzire. La gente bianconera lo ha accolto, nel giorno delle visite mediche e della firma, con inni, perfino delirio. E niente di più chiaro di uno striscione: «La 10 non può più stare senza padrone». Pazienza se, nelle ultime due occasioni, l'amato 10 ha salutato la compagnia dopo appena un anno di investitura: prima Carlos Tevez, poi Paul Pogba. Si dirà c'è 10 e 10. Ricorderanno i cultori: si parte dal folleggiare di Omar Sivori, per gustarsi il Platini Michel, classico alla francese, e infine tuffarsi nel mare nostrum del talento di Roby Baggio e Alex del Piero. Qualcuno ripenserà anche a Zinedine Zidane, che però si era sganciato dal problema indossando la 21.
Ecco, scorrendo il repertorio degli illustri titolari non se ne intravvede uno al quale Bernardeschi possa rifarsi. Un problema? No, il bello della novità è più eccitante del gusto della memoria. Semmai, dopo aver affittato la numero 10 ad uno (Pogba) che ne ha provato il peso e, dal punto di vista calcistico, esprimeva superiorità fisica più che delizia tecnica, il popolo juventino potrà invece rivedere il bello di un italiano con il magico numero sulle spalle. Roby Baggio e Alex del Piero troveranno finalmente un degno successore? A domanda solo il tempo potrà rispondere. Per gli juventini sarà attesa eccitante, un po' come capitò al mondo della boxe che, dopo Rocky Marciano, aspettò per anni la speranza bianca dei pesi massimi. Ci furono campioni neri fantastici, eppure la speranza bianca... Bernardeschi sarà la bianco-nera speranza italiana.
Ma se poi il calcio è composto di paragoni e controversie tecniche che dire, invece, del quesito che il terreno di gioco proporrà con indubitabile tempismo? Ovvero: il vero numero 10 è Bernardeschi oppure Paul Dybala? In questi due anni non ci siamo persi inutilmente dietro ai paragoni con Omar Sivori e Roby Baggio: la Joya argentina, in qualche modo, li ha rappresentati. Il suo giocare, il proporsi su tutto l'arco del campo, ricorda l'abc del vero numero 10. Bernardeschi ha indossato quella maglia anche in nazionale: ne conosce il sapore, ma l'interpretazione è un compendio di diversificazione.
Ama partire dalle zone laterali, non ha passo e gioco breve, l'idea fulminante: è più classico e meno geniale. Però un grande vantaggio: è appena arrivato, mentre Dybala aspetta solo un foglio di via verso mete più ambiziose. Non starà a Torino una vita, ma forse neppure due anni.
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