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Un Brasile da brivido ringrazia paolo e traversa

Un grande Cile inchioda la Selecao sul pari e la porta ai rigori. Pinilla sfiora il gol miracolo al 120'. Poi il montante evita la tragedia

Un Brasile da brivido ringrazia paolo e traversa

«La Coppa ci aspetta», era lo slogan della truppa brasiliana prima del Mondiale. Ma al Mineirao di Belo Horizonte il sogno della Seleçao ha rischiato di finire davanti al primo vero ostacolo. L'incubo di nuovo «Maracanazo» stava per diventare realtà, ma quando il destro di Pinilla al 120' e poco prima della lotteria dei rigori è finito sulla traversa, la ruota è sembrata girare a favore della squadra di Scolari. Che arriva ai quarti grazie alle parate di Julio Cesar - due i penalty sventati dall'ex portiere dell'Inter - e al palo di Jara nell'ultimo tiro dal dischetto.
Brasile avanti a fatica, con la consapevolezza che occorrerà mostrare qualcosa di più per arrivare al traguardo finale e con il peso della pressione di un intero Paese che vuole la Coppa in casa. Il Cile - formazione ambiziosa, sfrontata, dal gioco effervescente e con un allenatore capace come Sampaoli - esce a testa alta da un Mondiale nel quale si era preso la responsabilità di prendere a schiaffi e mandare a casa la Spagna campione, cambiando di fatto le gerarchie del torneo. I giocatori di Sampaoli sognavano una clamorosa rivincita della semifinale dei Mondiali cileni del 1962, quando Garrincha e soci furono più forti del fattore campo. E ci credevano, non lo avevano nascosto alla vigilia il portiere Bravo e l'attaccante Sanchez, due delle «bollicine» della truppa presenti nell'ottavo di finale di 4 anni fa in Sudafrica dalla storia ben diversa.
Non è stato invece diverso il risultato, che fa impazzire gli abitanti della capitale dello stato di Minas Gerais che dimostra di essere la «torcida» che più ama la squadra gialloverde. Una «torcida» che emoziona fino alle lacrime l'eroe di giornata, quel Julio Cesar che nel 2010 incassò un gol assurdo dall'Olanda che costò l'eliminazione al Brasile. «Solo Dio e la mia famiglia possono sapere cosa ho provato in questi quattro anni, i miei compagni mi hanno dato la forza per ripartire», così l'attuale portiere del Toronto.
Dimenticate la sfida del torneo sudafricano quando il Brasile chiuse la pratica in un tempo. Ieri in 120 minuti con sprazzi di grande calcio, la squadra di Scolari ha tenuto quasi sempre il pallino del gioco, mettendo alle corde gli avversari nel primo tempo, chiuso dal botta e risposta in un quarto d'ora: prima David Luiz, con l'aiuto di Jara, porta avanti la Seleçao; poi Sanchez, dopo un errore di Hulk e un recupero di Vargas, riequilibra il match. Un accenno di rissa, fortunatamente spento sul nascere, arriva prima dell'intervallo per uno schiaffetto di Fred al cileno Medel.
Alla lunga viene fuori la migliore organizzazione tattica dei cileni, mentre in casa Brasile Hulk - al quale viene giustamente annullato un gol per un tocco di braccio - e Neymar vanno a corrente alternata, Oscar e Fred (sostituito dopo poco più di un'ora) sono quasi assenti ingiustificati. La scelta di Webb come direttore di gara si dimostra azzeccata dopo i timori espressi dal Cile che, dopo una bella partita, sembra calare nei minuti finali.

Quando però per un centimetro Pinilla fallisce il colpo del ko che avrebbe sancito la più grossa sorpresa del Mondiale. E invece i tre errori dal dischetto puniscono la «Roja»: Brasile ai quarti, Cile fuori con rammarico.

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