È il "6+5" fatto in casa. Così Francia e Spagna restano sempre in alto

Identità nazionale, mai varata la norma Fifa. Ma Bleus e Furie Rosse l'attuano nei numeri: in media i club schierano sempre sei giocatori convocabili

È il "6+5" fatto in casa. Così Francia e Spagna restano sempre in alto

Ora che la Nations League ha concluso il primo atto (nuovo appuntamento tra un mese), l'Italia guarda con un po' di invidia alle nazionali big della Lega A. Sono rimaste al palo l'Islanda - il vaso di coccio tra l'argenteria europea -, l'Olanda, l'Inghilterra e la Croazia (ma queste ultime hanno disputato solo una gara), la Germania uscita con le ossa rotte dal Mondiale è ancora in rodaggio, mentre hanno impressionato in positivo la Francia e la Spagna. Che in pratica si sono «costruiti» in casa la famosa regola del 6+5 (intesa come 6 calciatori indigeni e limite di 5 di stranieri impiegabili a gara da ciascun club) partorita dieci anni fa dall'allora presidente Fifa Blatter e sempre osteggiata dall'Unione Europea.

I campioni iridati di Deschamps viaggiano sull'onda lunga della vittoria in Russia, la nuova Roja di Luis Enrique ha già cancellato in due gare la deludente avventura di giugno, nata per la verità con l'esonero del ct a poche ore dal debutto e proseguita con un traghettatore in panchina. Due successi convincenti con una goleada - sei reti - alla Croazia sorprendente finalista mondiale. E giovani protagonisti, come l'Asensio, il 22enne del Real Madrid chiamato alla definitiva consacrazione in Nazionale e nel club. Un giocatore che ha già segnato un gol in una finale di Champions, competizione che Immobile e Zaza hanno appena sfiorato e Belotti non ha mai disputato.

Proprio il calciatore maiorchino è la cartina tornasole del movimento spagnolo. Che può contare, a livello di Liga, su un serbatoio numeroso e di qualità. Il 63 per cento dei giocatori delle rose della massima serie sono indigeni e la quasi totalità (una media del 60) hanno già assaggiato il campo nelle prime tre giornate. E di giovani sulla strada di Asensio ce ne sono diversi, come il centrocampista Ceballos, un altro virgulto dei Blancos, e il difensore del Valencia Gayà, titolari nella partita con i croati. Il Real, poi, che vanta in rosa 16 giocatori spagnoli, ha fornito il blocco maggiore a Luis Enrique (sei titolari, non avveniva dal 2002). E due brasiliani, Diego Costa e Rodrigo, hanno optato per la naturalizzazione scegliendo le Furie Rosse: curiosa la loro staffetta nell'attacco spagnolo.

E anche Deschamps può sorridere: oltre il 52 dei francesi (sono il 54 nelle rose) ha giocato titolare fisso nelle prime 4 gare di Ligue 1, anche se la sua Nazionale è costruita soprattutto su giovani e senatori che non giocano in patria. Le eccezioni sono il pezzo pregiato Mbappé e il compagno di squadra Areola, il futuro in porta già protagonista nella sfida con la Germania. Mancini lamenta lo scarso utilizzo di italiani fra i titolari in A, ma qualche grattacapo se lo pone anche Southgate: solo il 31 per cento (sul 33) degli inglesi sta giocando dal 1' e nell'ultimo turno si è scesi addirittura al 30. Eppure, nell'ultimo Mondiale, il ct dei Tre Leoni aveva composto il mosaico dei 23 - quarto al traguardo - con giocatori della Premier tra cui i già affermati baby Alli, Rushford e Alexander-Arnold oltre al 25enne Kane.

In Germania, infine, il ricambio dopo la disastrosa avventura mondiale non è stato ancora avviato, ma almeno il ct

Löw può attingere da un serbatoio ampio (il 49 per cento di tedeschi con il 45 già andato in campo con continuità in Bundesliga), con il talentino del Lipsia Timo Werner e il blocco del Bayern Monaco come punti di forza.

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