Una settimana fa, presentando Neymar, il presidente del Paris Saint-Germain Nasser Al Khelaifi rispondeva così a chi metteva in dubbio la liceità di un'operazione che ha spinto il Barcellona a rivolgersi alla Uefa: «È assolutamente regolare, siamo trasparenti. I nostri esperti ci hanno assicurato che siamo nei parametri». I più scettici erano certi che da lì alla fine del mercato il Psg avrebbe compensato quella spesa facendo un po' di cassa con gli esuberi, visto che in questo momento tra punte e mezzepunte Emery si ritrova con otto giocatori per tre ruoli. E invece sembra che sia in arrivo il nono. Ma non un nono qualsiasi: un nono che costerebbe altri 160 più 20 milioni solo di cartellino, al secolo Kylian Sanmi Mbappé Lottin. Il 18enne più forte del calcio mondiale, che peraltro è nato proprio nella periferia di Parigi.
Pare proprio che gli sceicchi stiano tirando un altro schiaffo al calcio spagnolo. La notizia della chiusura dell'affare l'ha lanciata ieri pomeriggio il sito di Marca, quotidiano storicamente vicino al Real Madrid che fino a pochi giorni fa era convinto di avere in tasca il «sì» del francese. Artefice del voltafaccia il padre del giocatore, convinto con un ingaggio superiore a quello che gli avrebbero garantito le «merengues»: si parla di 12 milioni netti a stagione, meno della metà di quel che guadagna adesso Neymar ma comunque una cifra da capogiro.
Poche ore dopo la tv del Qatar Be-In, che fa capo alla proprietà del Psg, ha smentito la conclusione di quello che passerebbe alla storia come il secondo acquisto più costoso della storia del calcio. La cosa pazzesca è che verrebbe portato a termine dalla stessa squadra nella stessa sessione di mercato. Roba da far impallidire i precedenti che pure fecero gridare allo scandalo: i 94 più 65 milioni spesi dal Real nel 2009 per Cristiano Ronaldo e Kakà, i 105 più 42 spesi un anno fa dal Manchester United per Pogba e Mkhitaryan o i 74 più 63 spesi nel 2015 dai cugini del City per De Bruyne e Sterling. Ma si può fare? E quand'anche si potesse, è giusto che si possa?
Alla prima domanda dovrà rispondere come detto la Uefa, il cui Financial Fair Play pende sopra alcuni club come una spada di Damocle mentre sembra non preoccupare affatto i qatarioti parigini. Questione di fatturato, spiega chi è convinto che il Psg non stia facendo il passo più lungo della gamba. Nel 2016-17 quello del club parigino si è attestato sui 540 milioni, ma secondo Al Khelaifi il solo acquisto di Neymar farà raddoppiare il valore della società. E posto che attualmente è permesso spendere in ingaggi fino al 70% del fatturato medesimo, laddove nell'ultimo anno gli stipendi del Psg hanno pesato per 292 milioni, i parametri sono stati rispettati. Considerando gli ammortamenti e il probabile incremento dei ricavi non è da escludere che persino quello probabile di Mbappé oltre a quello sicuro di Neymar possano essere assorbiti senza sballare i conti.
Resterebbe comunque aperta la risposta al secondo quesito. Una disponibilità finanziaria così superiore a quella della concorrenza, falsa la competizione sportiva, un problema che negli Stati Uniti hanno affrontato e risolto imponendo una serie di «paletti» a tutela dell'equilibrio e quindi della spettacolarità delle loro leghe professionistiche.
La Uefa, preso atto dell'inefficacia del FFP su questo versante, sta pensando di introdurre una «tassa sul lusso» sotto forma di percentuali da pagare sugli acquisti top. Ma per ora è solo un progetto, e nel frattempo il mercato è fuori controllo.
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