Nessuno tocchi Paolo, il santo del pallone. Che a Napoli vale quasi quanto Gennaro, il protettore della città. Non esiste al mondo che sotto il Vesuvio qualcuno venga a dire che Nicola è migliore di questi due. De Laurentiis lo ha fatto, moltiplicando la spaccatura con tifosi e politici. Non scorre sangue blu tra il presidente e la città, divisa tra l'infinita passione verso la squadra e i modi di fare impresa di don Aurelio. La questione è semplice (si fa per dire): trascorsi gli anni del post fallimento, l'asticella si è alzata, la gente è stanca dei secondi posti (tre nelle ultime sei stagioni), invoca i fuoriclasse per vincere, se ne frega dei conti a posto e del ranking europeo che cresce. Che sono invece, da buon imprenditore, le priorità di De Laurentiis: «Sono io il vostro Cavani» ha detto in ritiro, alimentando le perplessità su un mercato che parecchi speravano fosse improntato al gran colpo in risposta all'arrivo di CR7.
L'estate torrida sta producendo poi altro: la campagna abbonamenti abortita, gli striscioni forti e offensivi contro ADL piazzati nei punti nevralgici della città, la violenta replica del patron indirizzata agli ultras delle curve, l'eterno contrasto con il Comune sulla questione San Paolo definito «un cesso che più cesso non si può». Scontro frontale con tutti, la diplomazia mandata a quel paese, la nuova esperienza di Bari che ricorda tanto i primi anni partenopei: dire che il San Nicola (che qualche problemino pure lo ha) vale cento volte il tempio dei napoletani è un modo strumentale per accattivarsi la nuova piazza che nell'altra città suona come un'offesa. Come il pubblico elogio del primo cittadino pugliese, mentre con De Magistris volano stracci quasi ogni giorno. Tanto che da Palazzo San Giacomo sono partite le ultime repliche, un assessore provoca: è un cattivo presidente, con lui non si vince. Un altro assessore minaccia: non chiediamo più biglietti omaggio ma sabato sera passeremo alla cassa per quanto ci spetta, il dieci per cento dell'incasso. Se ADL non paga chiamo i Carabinieri.
È questo lo scenario sul quale andrà a incastrarsi la sfida di sabato sera: le previsioni annunciano per il San Paolo un buon colpo d'occhio, tra le quaranta e le cinquantamila presenze, perché è il debutto napoletano di Ancelotti e perché la vittoria di Roma ha prodotto entusiasmo e alimentato nuovi sogni.
Parte di Fuorigrotta alzerà la voce, non intende rimarginare le ferite aperte dalle dichiarazioni di De Laurentiis indirizzate agli abitanti delle curve, un'altra parte spingerà Carletto e i suoi ragazzi ad allontanare il fantasma di Sarri e di un gioco che ha incantato gli esteti del pallone. Magari con la benedizione di Paolo che non fa miracoli come Gennaro ma che a differenza di Nicola ha un esercito di fedeli pronto alla guerra. Non quella santa ma quella tricolore.
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