Andrea e Max. Due amici. Vicini di casa. Dalle colazioni alle cene. L'ultima a casa di Andrea, ha riportato alla realtà dei ruoli: il presidente Agnelli e l'allenatore Allegri. E alla separazione, anche se i due si smarcano con una battuta: «Non siamo le persone giuste per parlare dei rapporti di coppia». Il figlio di Umberto ha mostrato la capacità decisionista degli Agnelli, quel cinismo che non è ingratitudine: «C'è stato un percorso di un mese, sono state fatte riflessioni. E le persone intelligenti capiscono il momento di chiudere invece che trascinarsi avanti. È la mia decisione più sofferta». Allegri al suo fianco conferma: «C'è un momento in cui ti devi separare fisiologicamente, devi capirlo. Il presidente ha preso questa decisione». L'irrituale conferenza stampa si trasforma in una vittoria della Juventus.
Max si interrompe tre volte per la commozione, sorpreso dalla sua squadra che ha voluto esserci, da capitan Chiellini a Cristiano Ronaldo che sui social lo saluta così: «Grande allenatore e grande uomo. Un piacere lavorare con te», anche se avrebbe voluto che la sua Juve fosse più coraggiosa. Mancava Khedira che non è a Torino. Mancava anche Pavel Nedved, ufficialmente in Repubblica Ceca per impegni, ma l'assenza si nota perché è colui che pubblicamente non si era trovato d'accordo con Allegri sul futuro della squadra. Andrea parla di cuore, tradisce l'emozione. La tempistica dei professionisti non è quella degli amici. Allegri ha maturato la sua decisione nella notte del Wanda Metropolitano, quando dopo la sconfitta con l'Atletico Madrid si è sentito solo. Invece Agnelli ieri ha ammesso che la sconfitta con l'Ajax «è stata patita». Come un colpo di grazia, al di là delle conferme a caldo. Gli amici hanno pensato di poter andare avanti, i professionisti hanno preso atto che non era più il caso. E la Juve è la Juve. «Siamo tutti utili e nessuno indispensabile, a partire da me», dice Agnelli. Che non si sottrae alle sue responsabilità: «Sapete che a me non piacciono gli yes man. E dopo aver ascoltato si prendono le decisioni. Poi sarà il tempo a dire se le scelte sono giuste». Non ci sono spiegazioni fattuali alla separazione ripete il presidente. Però il tentativo dell'aziendalista Allegri di diventare un manager all'inglese, può aver inciso anche se dice «non vado via per questo». Ricorda ancora una volta Marotta, di Nedved e Paratici sintetizza «due dirigenti che stanno diventando grandi». Non si è messo sopra la Juve, ma è stato un modo per far arrivare i nodi al pettine. Ci può essere una contraddizione nelle parole di Agnelli solo per chi guarda distrattamente. Prima dice che «Max ha fatto da solo la storia della Juve». Poi più avanti dice che «la storia della società è più grande di tutti».
La juventinità di Allegri è in un passaggio: «Mi sono sentito subito juventino, da piccolo avevo il poster di Platini in camera. Qui impari la cultura del lavoro e la disciplina». Non poteva mancare la «calma» con la c aspirata, la famigerata «alma». Stavolta dentro ci sono emozioni. Gli amici tornano al sedici luglio di cinque anni fa. Andrea rivela: «L'autista voleva evitare la contestazione dei tifosi. Io ho detto di no. Non avevamo nulla da nascondere, convinti della scelta fatta». Invece per Allegri quello fu il ritorno al passato, all'ippodromo: «La prima cosa che ho immaginato, è che stavo calcando il terreno del mio primo cavallo, che lì aveva vinto. Sapevo che avremmo fatto una grande stagione. Per questo avevo il sorriso». Undici trofei dopo, le strade degli amici si separano. Agnelli parla di «intelligenza artificiale da adattare agli allenamenti»; Allegri ritorna sul suo «calcio semplice. C'è chi gioca bene e non vince mai, spiegatemi perché». Di fronte a due amici diversi nel celebrare i cinque scudetti: Andrea regala la maglia con il 5 e la scritta history alone; Max torna a un piatto della sua Livorno «il 5 più 5, è perfetto». Il futuro può aspettare. Allegri conferma: «Potrei stare fermo». Agnelli dice solo: «In panchina qualcuno ci sarà».
Non risponde sui veti a Conte, ma Ronaldo quando sente il nome dell'ex ct della Nazionale si gira verso un compagno e fa segno di no. Chissà quando racconteranno la scenetta ad Allegri e Agnelli, che proprio grazie a Conte sono diventati amici. Andrea e Max.
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