Il governo brasiliano temeva l'impatto della coppa del Mondo sulle prossime elezioni. Lo staff del presidente Roussef era convinto che se il Mondiale fosse andato male, dentro e fuori dal campo, Dilma avrebbe pagato il prezzo più caro. Per i pessimisti un'eliminazione prematura della nazionale brasiliana avrebbe significato una sconfitta alle urne.
Esagerati, forse. Ma non troppo lontani dal sentore comune.
A diversi giorni dall'inizio della Mondiale l'umore della politica è cambiato. Perchè è cambiato quello di un paese intero. I dati divulgati da alcuni istituti di ricerca e statistica nazionale come Data Folha, mostrano che dopo una settimana, l'appoggio popolare all'evento Fifa è passato dal 54% al 66%, la percentuale degli "anti-coppa" dal 39% al 27%.
Per il 56% del popolo brasiliano oggetto della ricerca la coppa appare "buona o ottima", solo per il 9% è "disastrosa". Quest'ultimo dato arrivava al 20% poco prima del match di apertura Brasile-Croazia. L'11 e il 12 giugno il 33% degli intervistati era convinto che il Mondiale sarebbe andato malissimo. I giorni successivi la percentuale è scesa al 21% e oggi si attesta al 17%.
Un'iniezione di ottimismo per lo staff di Dilma impegnato a preparare la campagna elettorale: la speranza è che la coppa inverta, o perlomeno neutralizzi, il clima di malumore condiviso dai brasiliani dovuto soprattutto all'inflazione e alla cattiva performance dell'economia nazionale.
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