Milano - Due testate nerazzurre fanno perdere la testa del campionato alla Signora. E così il derby d'Italia rilancia l'Inter, salva Frank De Boer e riporta definitivamente con i piedi per terra la Juventus. Altro che campionato già vinto: i bianconeri faranno bene a rimboccarsi le maniche e in fretta se non vogliono altre brutte sorprese sulla loro strada. Massimiliano Allegri perde «lo snodo scudetto» come aveva caricato alla vigilia la sfida anche perché le sue scelte non convincono: da Pjanic regista al turnover con Higuain in panchina.
È Mauro Icardi, e chi se non lui, a mettere a nudo i difetti della Signora: un gol, il settimo in otto partite ai bianconeri, e un assist per Perisic. Maurito firma così la rimonta dopo che Lichtsteiner, l'interista mancato in estate, aveva illuso i campioni d'Italia. Così l'Inter getta la maschera con una prova di forza convincente, una prestazione che allontana i fantasmi e soprattutto darà modo di lavorare con più calma. Può essere la svolta del suo campionato perché il potenziale e la qualità dalla mediana in su è almeno da Champions.
I campioni d'Italia si presentano con una copia sbiadita e solo nel primo tengono botta alla voglia di riscatto dell'Inter dopo la figuraccia in coppa con l'Hapoel Be'er Sheva. Sembrano capovolgersi i ruoli sul prato di San Siro. Perché è la Signora che sembra ancora in fase di rodaggio, mentre l'Inter inizia a trovare la quadra dopo le inevitabili difficoltà. Se Thohir e i cinesi non avessero tergiversato così a lungo nel prendere una decisione su Roberto Mancini, probabilmente si sarebbe evitata una partenza in salita.
Comunque il presidente dell'Inter e Zhang Jindong in tribuna non hanno avuto neanche il tempo di pensare all'esonero di De Boer perché fin dall'inizio è stata un'Inter convincente. Ha ragionato con la testa come aveva chiesto l'allenatore olandese e soprattutto l'ha usata nel migliore dei modi con Icardi e Perisic. Lo spunto tattico all'ex allenatore dell'Ajax l'ha dato il Siviglia che in Champions aveva imbrigliato i bianconeri: Medel davanti alla difesa e Banega-Joao Mario sulla linea degli esterni per un 4-1-4-1. La Juve parte col freno a mano tirato con Allegri che rinuncia a Higuain per Mandzukic e piazza per la prima volta Pjanic in regia al posto di Lemina. Questo può essere il primo rebus da risolvere, anche perché per ora il bosniaco continua a convincere più da mezzala. La manovra bianconera è comunque lenta, anche se poi l'occasione migliore è per Khedira che schiaccia troppo di testa davanti ad Handanovic. Poi Pjanic mette di un soffio a lato un bel destro dal limite, mentre quello a giro di Maurito è un avviso a Buffon per quello che sarà.
L'impressione alla pausa è di un'Inter decisamente in palla, mentre i bianconeri non escono nemmeno bene dall'intervallo con Dybala che si accende solo a intermittenza. L'Inter mena le danze, piace ma all'improvviso si ritrova sotto immeritatamente con un buon Alex Sandro (cross) e Lichtsteiner (gol) che si bevono rispettivamente D'Ambrosio e Santon. Gli esterni difensivi sono l'anello debole della catena nerazzurra, che può però contare su un micidiale terminale offensivo. Icardi in due minuti la pareggia, con la Juve ancora punita su palla inattiva: ormai è un problema a cui deve rimediare Allegri. Poi Maurito innesca Perisic che fa esplodere San Siro. Higuain entra tardi come Pjanic in coppa. E così l'assalto finale bianconero con Banega espulso al novantesimo non cambia la storia della partita. Buffon e Allegri dicono: «Sarà una sconfitta salutare». L'allenatore aggiunge: «Non c'era la concentrazione giusta per vincerla. È una sconfitta che ci deve bruciare dentro».
E forse già teme di pentirsi un giorno per non aver dato il colpo del ko all'Inter. Perchè la la filosofia di De Boer si intravede, dice che per «lo scudetto è presto, ma nessuno è più grande dell'Inter». L'Inter sta arrivando: due testate alla formidabile Signora.
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