Vinovo è invasa dal sole. Giorgio Chiellini, maglioncino blu e la voglia di scappare a vedere Chievo-Verona («guardo tutto»), vive l'antivigilia di Juve-Livorno senza dare nulla per scontato: «So come lavora Di Carlo, è stato anche mio compagno di squadra. La rimonta con l'Inter conferma che si tratta di una squadra viva».
Avete lo scudetto in pugno, sia sincero.
«Vero, ma è diverso dall'averlo già vinto. Dipende da noi: abbiamo un calendario in discesa, ma pieno di insidie».
Avete più pressione voi o la Roma?
«Loro non ne hanno proprio: hanno disputato un campionato al di là di ogni più rosea aspettativa. E, con il massimo rispetto per il Napoli, hanno il secondo posto in tasca. Noi però siamo abituati ad avere tutti gli occhi addosso e a non mollare nulla».
Vi interessano i cento punti?
«Sinceramente no. L'obiettivo è vincere trofei. La tripla cifra è un obiettivo secondario, così come i 97 punti con cui vinse l'Inter. Prima ci sono lo scudetto e l'Europa League».
Se farete il vostro dovere, andrete all'Olimpico giallorosso, alla penultima di campionato, già da campioni d'Italia.
«Vogliamo che sia così. Guardiamo solo in casa nostra, anche perché è chiaro che la Roma non ha mai smesso di pensare di poterci raggiungere: se Florenzi esulta in quel modo dopo avere segnato il gol della vittoria contro il Toro, lo fa perché non gli basta il secondo posto. Ci mancano 13 punti, 14 per essere totalmente tranquilli: prima li facciamo e meglio è».
Più di altre volte, vi sentite accerchiati?
«È così da sempre: quando perde la Juve o comunque la prima in classifica, la sconfitta viene festeggiata da tutti. Noi però non vogliamo riaprire il campionato. Se vinceremo tre scudetti di fila, saremo ancora più antipatici e andrà benissimo così: dopo i due settimi posti di fila, eravamo troppo simpatici».
Per caso Conte vi ha raccontato come perse, da giocatore, lo scudetto del 2000 (9 punti di vantaggio a 8 giornate dalla fine)?
«No».
Lo ammetta: non state giocando un gran calcio.
«Confermo. Siamo un po' stanchi, più mentalmente che fisicamente. E giochiamo sempre contro squadre che, pur di batterci, fanno le partite della vita. Succedeva anche a me, quando affrontavo la Juve da avversario».
Giocate peggio dell'anno scorso?
«Non lo so. Di sicuro gli avversari ci hanno studiato e limitati: dovremo inventarci qualcosa di nuovo in futuro».
L'esultanza del Napoli è stata da squadra provinciale?
«Non cerco polemiche. Ci siamo presentati stanchi al San Paolo, tutto qui: nel primo tempo giocavano i nostri fratelli, poi è andata meglio. Però a Lione ho visto lampi di vera Juve».
Come si riparte?
«Con l'entusiasmo. E con in testa l'idea di centrare obiettivi concreti. Magari non ne vinceremo dodici di fila come accadde dopo il ko di Firenze, ma faremo il nostro dovere».
Perché date l'impressione di non tenere all'Europa League?
«Non è così. Ma certo non possiamo tralasciare il campionato. La Coppa resta un sogno e magari è pure destino che la si vinca: la neve a Istanbul non si vedrà mai più».
Cosa servirà in più per fare meglio in Champions?
«Un salto di qualità mentale da parte di tutti: l'esperienza ci servirà, perché abbiamo buttato via alcune partite sentendoci forse superiori a certi avversari».
A proposito: l'Atletico Madrid ha vinto di recente due volte l'Europa League e adesso rischia di eliminare il Barcellona dalla Champions.
«Hanno anche un fatturato inferiore al nostro e schierano Diego e Tiago, due giocatori che alla Juve non hanno avuto fortuna: possono essere presi a modello, a conferma che non sempre i soldi non garantiscono vittorie. Hanno temperamento ed esperienza: meritano solo applausi».
Pogba al Psg e Verratti alla Juve: lo farebbe?
«Fantacalcio».
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