Coronavirus

"Andamento lento". Il calcio senza pubblico si giocherà al rallenty

Gli psicologi: "Prestazioni meno esplosive Rumore e tifo (pro e contro) le migliorano"

"Andamento lento". Il calcio senza pubblico si giocherà al rallenty

Juve-Inter 2-0. L'otto marzo scorso. In uno Stadium deserto per i noti motivi. Scenario, quello degli impianti vuoti, che si ripresenterà per tutti nel caso in cui il campionato ripartisse davvero. Bisognerà allora che i calciatori siano preparati e si adeguino: niente cori a favore, niente atmosfera, niente insulti da far finta di non sentire. Niente di tutto, se non le urla del proprio allenatore e dei protagonisti sul terreno di gioco. Per alcuni non cambierà nulla, per altri sì: «È scientificamente dimostrato, sia nel campo della psicologia che nelle neuroscienze dello sport, che il pubblico e il rumore di sottofondo possono migliorare le prestazioni e il rendimento dei singoli è il parere di Aiace Rusciano, neuropsicologo, al Chievo dal 2009 -. Ciò avviene perché nel cervello vengono attivati più intensamente alcuni network specifici quali il sistema dopaminergico, l'amigdala e i sistemi di rilascio di neurormoni in grado di riflettersi sulla capacità di sforzo muscolare, attenzione e concentrazione. Il silenzio al contrario potrebbe provocare l'effetto opposto».

«Giocare dentro stadi senza pubblico cambia la percezione di quello che si sta vivendo spiega Stefano Tirelli, docente di tecniche complementari sportive in Cattolica nonché personal trainer anche se ritengo che il fattore campo conti poco: se una squadra è forte, lo è e basta. Di sicuro, in ogni caso, la motivazione dei singoli non verrà meno solo perché sugli spalti non ci saranno migliaia di persone: quella i giocatori ce l'hanno comunque, perché tengono al proprio lavoro e sanno perfettamente di essere riusciti a raggiungere il sogno che avevano da ragazzini». Semmai, il problema sarà un altro: «Le loro performance fisiche, anche dopo tre o quattro settimane di allenamenti, saranno inevitabilmente inferiori rispetto alle abitudini. A quel punto potrebbero patirne conseguenze a livello mentale: sarà quello il momento in cui l'atleta dovrà essere in grado di capire che, trovandosi in difficoltà dal punto di vista della prestazione, non dovrà diminuire quello che in neuropsicologia si definisce arousal, ovvero l'attivazione neuromotoria metabolica totale. In pratica, la mente dovrà essere preparata a reagire in maniera positiva e propositiva: in caso contrario, il rendimento sul campo calerà ancora».

«L'aspetto psicologico sarà fondamentale conferma Eugenio Albarella, storico collaboratore di Zaccheroni sia nelle squadre di club (anche alla Juventus) che nelle varie nazionali -. I calciatori arriveranno da un periodo di forte stress emotivo, non da normali vacanze: da quello potrebbero derivare anche maggiori infortuni, perché nel corso di queste settimane le difese immunitarie si saranno quasi certamente abbassate. Bisognerà procedere con molta cautela negli allenamenti, per capire che tipo di reazione potranno avere i singoli rispetto al ritorno in campo».

Bisognerà insomma procedere passo passo.

E, per le società più organizzate, sarà probabilmente opportuno affidarsi a un mental coach.

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