Gli arbitri come preti

Calo di vocazioni, insulti, rimborsi scarsi, emorragia di fischietti. L'Aia ai ripari. C'è un segnale positivo: in aumento le donne che scelgono di fare le direttrici di gara

Gli arbitri come preti
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Cercasi arbitri disperatamente. Mentre in Serie A, come da tradizione e senza Var che tenga, le polemiche per le decisioni dei direttori di gara si susseguono di turno in turno, il calcio italiano (ma non solo) si trova a fare i conti con una vera e propria emergenza-fischietti. I dati sono impietosi: ogni anno, in Europa, si stima un calo di circa il 15% dei tesserati della categoria. Tradotto in numeri, nel Vecchio Continente mancano circa 40mila arbitri, per far fronte alle attività agonistiche di tutti i livelli. Un allarme al quale le istituzioni stanno provando a far fronte, ciascuna con iniziative ad hoc. La Uefa, ad esempio, ha lanciato una campagna mirata ai ragazzi della fascia di età tra i 13 e 18 anni. In Italia, invece, è stata introdotta la possibilità del doppio tesseramento Figc-Aia, con l'obiettivo di incentivare i giovani che praticano l'attività calcistica ad avvicinarsi al mondo arbitrale.

Ma se nel 2023 sono stati recuperati circa 3000 fischietti, dopo l'ulteriore mazzata arrivata con la pandemia, l'emergenza resta. Basti pensare a quanto accade nei campionati giovanili e dilettantistici di tutta Italia, nei quali molte gare vengono spalmate durante tutto il weekend pur di avere a disposizione i direttori di gara necessari, che spesso sono costretti al doppio impegno settimanale per sopperire alle carenze d'organico.

Emblematico, a questo proposito, il ritorno sulla scena di Daniele Tombolini: l'ex fischietto, sessantadue primavere all'attivo e diciassette anni dopo l'ultima gara diretta in Serie A, è tornato in campo per dirigere una partita del campionato regionale Under 17 delle Marche. Unico dato in controtendenza, nel panorama di calo generale, è quello delle quote rosa: il numero delle direttrici di gara è in costante aumento, spinto anche dalle affermazioni sulla ribalta nazionale e internazionale di fischietti come Maria Sole Ferrieri Caputi (la prima a dirigere una gara di Serie A) e Stephanie Frappart (prima donna ad arbitrare in un Mondiale maschile).

I motivi della crisi della classe arbitrale sono molteplici. In primis, lo scarso appeal culturale per il ruolo, specialmente nel Bel Paese dove la polemica da bar è sport nazionalpopolare almeno quanto il pallone. E i rimborsi ridicoli, insufficienti anche solo per coprire le spese logistiche, sicuramente non incentivano i giovani a mettersi in gioco con fischietto e cartellini alla mano.

Senza contare, poi, gli episodi di violenza ai quali sono sempre più spesso soggetti i direttori di gara: il rapporto Aia della stagione 2022/2023 racconta di 304 casi documentati, per un totale di 602 giorni di prognosi complessivi relativi alle lesioni riportate in conseguenza di aggressioni di vario genere. Violenza ormai diventata all'ordine del giorno, non solo nei campi di provincia, come dimostrato dalla folle aggressione del presidente dell'Ankaragucu al direttore di gara avvenuta al termine di un match della massima serie turca, che ha portato alla sospensione del campionato. La soluzione a questi problemi, forse, ci sarebbe.

Ma le istituzioni della categoria sono disposte a mettersi in gioco?

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