Aru matricola al Tour «C'è tutto da imparare»

«Ho perso soltanto un minuto grazie a Nibali Ora viene il difficile, ma non soffro di vertigini»

Pier Augusto Stagi

È una matricola, ma nessuno osa fargli scherzi goliardici. Fabio Aru è al suo primo Tour de France ed essendo a tutti gli effetti un novizio come tale osserva, studia e impara diligentemente. È veloce, Fabio. Non gli sfugge nulla e assorbe tutto come una spugna. Ma è soprattutto veloce in bicicletta, per questo nonostante sia una matricola è sempre lì, costantemente con i primi della classe, con quelli che da anni sono abituati a vagare per le stanze del Tour, da tutti considerato la Sorbona del ciclismo.

«L'impatto è stato molto buono dice il sardo dell'Astana, 26 anni, che nella sua carriera può vantare già un Giro di Spagna al quale vanno aggiunti due podi al Giro: un terzo e un secondo posto -. Ho chiuso questi primi nove giorni di corsa con un gap di 1'23: non sono pochi ma nemmeno molti. Però so anche che la parte più difficile deve ancora arrivare. Per questo resto ben saldo con i piedi per terra», dice.

Aru è scortato da Vincenzo Nibali anche in conferenza stampa: «Averlo al mio fianco è una vera fortuna dice sorridente e disteso il corridore di Villacidro -. L'altro giorno, nella tappa di Andorra, se non l'avessi avuto al mio fianco non so come sarebbe andata a finire. Ho vissuto una giornata molto particolare e difficile, ma Enzo non mi ha fatto mai mancare il suo aiuto, il proprio incitamento: difficilmente scorderò quello che ha fatto per me».

Se poi gli si chiede quali siano le differenze sostanziali tra Giro e Tour, lui se la cava diplomaticamente dicendo che «io il Giro ce l'ho nel cuore e lo considero la corsa delle corse, forse la più bella di tutte, ma il Tour è qualcosa che va oltre il ciclismo».

È una settimana che pedala nella pancia del gruppo, cercando di non sprecare energie preziose e di non perdere mai di vista Nairo Quintana, il colombiano della Movistar che il suo tecnico Beppe Martinelli ha battezzato - fin dal via di Mont Saint-Michel - come il faro della corsa. «Ma anche Froome, che è già in maglia gialla, non scherza assolutamente: avete visto cosa ha saputo inventarsi lungo la discesa del Peyresourde? Ha fatto un'azione che mi ha lasciato a bocca aperta. Altri corridori che mi hanno impressionato? Adam Yates, Daniel Martin e Louis Meintjes».

Uno che in quanto a coups de théâtre non è secondo a nessuno è Vincenzo Nibali, che è già abbondantemente fuori dai giochi, ma proprio per questo può essere l'arma in più nelle mani di Fabio Aru. «Vincenzo sta facendo quello che era nei programmi della vigilia aggiunge -. Non è un mistero: dopo aver conquistato il Giro d'Italia, Enzo è partito per il Tour con un solo obiettivo: ritrovare un secondo picco di forma che gli consenta di arrivare al meglio della condizione in vista dei Giochi di Rio. Poi quello che sta facendo per me e per la squadra è sotto gli occhi di tutti. Per quando mi riguarda io sono felice di quello che sto facendo. Sto correndo con il meglio del ciclismo mondiale e sto imparando un po' da tutti.

Sono però consapevole del fatto che la parte più difficile sta per arrivare. Fino ad oggi si è scherzato. Giovedì c'è già il Mont Ventoux e poi le Alpi. C'è da sudare parecchio per arrivare più in alto possibile, ma non ho mai sofferto di vertigini».

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