C'è chi la vive come una maledizione. Chi la immagina come un'opportunità. E chi la utilizza come trampolino di lancio. Cara e maledetta serie B, metafora di delusione e fucina di talenti. B, come bomber. Tanti quelli che dalla cadetteria hanno spiccato il volo verso la serie A. Tanti quelli che invece dopo una stagione da eroe sono finiti nel dimenticatoio. Più d'uno che dopo il titolo di capocannoniere nella seconda serie è stato lanciato verso una carriera da protagonista, magari anche ripetendosi.
L'ultimo è Gianluca Lapadula. L'uomo del momento in casa Milan ha stentato un po' in avvio di stagione ma adesso si è guadagnato una maglia da titolare e segna a ripetizione. Un bomber un po' «ignorante», di quelli di lotta e sacrificio. Magari non bellissimo da vedere, probabilmente senza il talento dei grandi numeri 9. Ma capace di fare quello che un attaccante deve fare: la butta dentro. E scusate se è poco. Lapadula si porta in dote i 27 gol realizzati l'anno scorso con il Pescara che ha trascinato in serie A. Una dote che gli è valsa la chiamata di una big come il Milan. Forse per la partenza ad handicap non potrà concorrere per il titolo di capocannoniere anche quest'anno ma uno con la sua fame e la sua voglia di arrivare si giocherà al meglio anche questa opportunità.
Del resto non è l'unico bomber da B che ha brillato pure in A. Nel dopoguerra, il primo a fregiarsi del doppio titolo è stato Aurelio Milani. 23 gol col Monza nel '56 in B e 22 in A con la Fiorentina sei anni più tardi. Impresa riuscita anche a «Long John» Giorgio Chinaglia: in maglia Lazio 21 reti nel '72 in B e 24 in A due anni più tardi. Nel '70 con 13 reti capocannoniere della B fu un certo Roberto Bettega del Varese, re dei bomber con la Juventus nel 1980 (16 gol). Anche «O rei di Crocefieschi» Roberto Pruzzo ha centrato il doblete: 18 gol con il Genoa nel 1976 in serie B e per ben tre anni capocannoniere in A ('81, '82, e '86) con la maglia della Roma. Paolo Rossi nel '77 realizzò 21 gol in serie B con il Vicenza e l'anno successivo, con la stessa maglia, ne fece 24 in A. Stessa cosa riuscita a Oliver Bierhoff, unico straniero a centrare l'accoppiata, sempre in bianconero: Nel '93 venti centri con l'Ascoli e 27 in A con l'Udinese nel 1998. Difficile l'impresa anche per Dario «Tatanka» Hubner, capocannoniere in B col Cesena nel '96 e re degli attaccanti in A, col Piacenza, nel 2002 con 24 gol. Luca Toni ne fece 30 col Palermo nel 2004 e poi 31 con la Fiorentina in A due anni più tardi ed è stato capace di ripetersi anche nel 2015 con il Verona. Ultimo in ordine di tempo Ciro Immobile: capocannoniere col Pescara (toh, proprio come Lapadula nel 2012) e poi col Torino grazie a 22 reti in serie A.
C'è anche chi ha fatto il percorso inverso: prima capocannoniere in A e poi in serie B. In due ce l'hanno fatta: Bruno Giordano, che nel '79 ne fece 19 in A con la Lazio e nell'83 18 in cadetteria sempre coi biancocelesti, e Igor Protti, 24 in A col Bari nel '96 e 23 in B col Livorno nel 2003. Anomalia statistica è Alex Del Piero. A lui lo scettro dei bomber nel 2007 in B e nel 2008 in A. Quasi come un attaccante di provincia qualsiasi.
Ma non tutti i bomber di B si sono ripetuti.
Negli ultimi anni i vari Spinesi, Bucchi, Piovaccari, Cacia, Mancosu, Catellani e Cocco non sono esplosi in serie A dopo il titolo di capocannoniere, anzi. Sono quasi spariti dai taccuini delle grandi, quando non hanno proprio fallito. Lapadula può fare gli scongiuri. Per ora la sua B è proprio quella di bomber.
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