Nostro inviato a Natal
Cottura lenta per tutti. L'Europa del pallone si sta rosolando al caldo brasiliano, le squadre della nobiltà sudamericana si tirano fuori dai guai con la fatica di chi cammina con i pesi ai piedi, e il mondo degli emergenti guizza e impazza provocando sorprese (leggi Costa Rica) o cuore in gola (leggi Iran con l'Argentina). Cambia il mondo o si capovolge il pallone? Forse la verità sta a metà strada: non sono così grandi le nazionali di blasone e sono cresciute le cenerentole di un tempo che fu. Vedere fuori da questo mondo Spagna e Inghilterra non annuncia la rivoluzione, ma certo la revisione di certo calcio. Vedere l'Iran che tiene in scacco l'Argentina, la Nigeria che ribalta la Bosnia, la Germania in difficoltà con il Ghana, per non parlare di Italia e Russia, non dimostra che il pallone è cambiato, soltanto che si sono abbassati il livello e la qualità dell'elite. Ci manca che oggi l'Olanda subisca il Cile, come la Spagna, e il panorama del pallone perduto è completo: parliamo di qualità e spettacolo, di sostanza e credibilità. Ma in tutto questo non ci è venuto a mancare il bello del finalizzatore: Messi ha scaricato due reti da non ti scordar di me per autografare l'inizio del suo mondiale, Neymar ha suonato i primi squilli, Müller ha fatto di peggio, la rivoluzione francese è partita da una banda giovane, in controtendenza rispetto alle nobili decadenti, ma non ha smarrito il sense of gol di Benzema. E che dire del Miroviglioso Klose che ha piazzato la rete del campione: due minuti di gioco e subito il gol che ha fatto tirar il sospirone ai tedeschi.
Il calcio può raccontarla e raccontarsela, ma poi arrivano loro e tutto torna in gioco. Non c'è altro salmo in nome del gol, che sia più conosciuto dai campioni di seta pura. Meno tweet e più prodezze, questo il credo dei cannonieri-killer: ovvero segnano quando serve. Klose e Messi hanno salvato le nazionali loro, Müller e Van Persie non hanno tradito. E qui arriviamo a Italia nostra. Buffon ha chiesto agli attaccanti di non sprecare quanto la squadra propone. SuperMario Balotelli si è fatto piccolo piccolo, dopo aver sprecato due occasioni con Costa Rica. L'allenatore ha preso atto e corre ai ripari: servono finalizzatori. Cerca la prova del nove: ne possiede solo due. Immobile e Balotelli hanno mai giocato insieme, magari andranno a pestarsi le scarpe, ma sono due sputafuoco quasi garantite. Immobile ha già trovato acquirenti esteri, Balotelli dovrà cercarseli a sentire Barbara Berlusconi. Ma questo è il nostro calcio, vende per incassare. Non può andare lontano. Le sputafuoco potevano essere tre con Pepito Rossi, ma il ct ha preferito Cerci e Insigne che, guarda il caso, ma ci poteva arrivare anche Prandelli, non hanno dimensione internazionale. E, al primo impatto con il mondiale, quando si alza l'asticella, sono passati sotto. Non sono stati inosservati, in panchina, i colpi a vuoto dei due novelli. Ieri Cerci, Cassano e Insigne sono stati riprovati, come contro Costarica, ma solo per vedere se si svegliano un po'. Invece Prandelli dovrà sconfessare se stesso e mettere insieme quei due: ultima chance per rendere l'attacco più sostanzioso e dare una mano al Balo che non ha la qualità autentica dei cannonieri con mantello di Superman. Ieri prova generale con Ciro e Mario a fiutarsi e conoscersi: Supermario dovrà girare più al largo e cercare quel tiro (da lontano) che gli piace tanto.
Ciro dovrà fare il guaglione, tra guizzo e ghiribizzo: più torello che goleador raffinato, più Graziani che Paolo Rossi. Balotelli sarebbe seta ma rischia di rimanere tela grezza. Immobile ha la forza dell'entusiasmo. E qui sta la differenza tra Italia e le altre: noi andiamo per tentativi, gli altri hanno qualità garantita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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