Balotelli resta a secco ma fa segnare Montolivo

Ha l'istinto del cacciatore il nuovo e giovanissimo Milan di Allegri. Appena vede nel mirino la preda del secondo posto, sia pure per qualche ora, e la possibilità gustosa di staccare la concorrenza più tenuta (Fiorentina innanzitutto nel frattempo piegata dal Cagliari), centra l'ottavo successo del 2013 (in 11 partite) e si ritaglia una vera grande Pasqua di resurrezione. Più sei dai viola da affrontare domenica prossima all'ora del brunch: ecco il risultato più luccicante del sabato milanista. Che naturalmente ha un protagonista iscritto al tabellino, Riccardo Montolivo, ma un eversore di fatto, Mario Balotelli che si esercita su punizione una, due, tre, otto volte da cima a fondo del viaggio a Verona, per raggiungere l'obiettivo. Il merito più vistoso del Milan è quello di non aver mai staccato la spina, nemmeno durante la sosta per le nazionali. Segno di una grande determinazione che dal tecnico livornese arriva fino all'ultimo dei berlusconiani, anche Robinho. E se per una sera Balotelli non fa centro, se per una vota El Shaarawy riceve applausi per i suoi recuperi difensivi, provvede Montolivo a forzare il blocco del Chievo. E a garantire la stoccata decisiva. Altro dettaglio significativo: è la quarta partita in cui il Milan non subisce gol. Segno che dietro tutti i chiavistelli cominciano a funzionare. Specie se Abbiati è in grado di segnalarsi in un paratone.
Prima di cominciare, provano a intenerirlo con applausi convinti nell'intento di cancellare il fastidioso precedente. Ma è tutto inutile. Perché Mario Balotelli, alla sua giovanissima età, sa essere anche cinico nel promuovere il vantaggio milanista. Ritagliandosi comunque un ruolo da protagonista. E se non gli capita una rotonda occasione da gol, eccolo sfruttare la prima punizione che capita dalle parti di Puggioni e che spaventa il portiere del Chievo. Non è la distanza a suggerire le sue imprese balistiche: 25 o 35 metri di distanza dalla porta, Mario non cambia rincorsa e nemmeno tecnica nel calciare. Tutte le volte centra la pota: è questa la caratteristica da segnalare. Nella circostanza maturata a metà della prima frazione le proteste della panchina di Corini sono ingiustificate (la spinta di Cesar è vistosa), legittima invece la soddisfazione di SuperMario che indovina il pertugio giusto in barriera per sferrare il suo destro, potente come una schioppettata: la respinta di Puggioni è un invito a nozze per Montolivo, sgabbiato dietro la barriera per andare a caccia del pallone rispedito in rete con un artiglio. Provano a intenerirlo ma inutilmente. Perché Balotelli, sempre su punizione, continua a prendere di mira i pugni d'amianto del portiere di casa, e a spaventare tutto il Chievo che non risparmia certo le maniere forti per provare a intimidire i rivali. Alcuni interventi, in verità, sono al limite estremo del regolamento (Guana e Dramè rischiano il rosso). Il calcio non è granchè e non solo per il discutibile contributo di Robinho (prima presenza nel 2013) che non riesce mai a rifinire una sola manovra o per l'isolamento nel quale si ritira El Shaarawy sul binario di sinistra: su quel prato indecente è davvero complicato articolare geometrie, su alcune zolle piene di pioggia il pallone affoga frenando la velocità della manovra e autorizzando qualche intervento in scivolata.
Il Chievo molla gli ormeggi nella ripresa (dentro Stojan, Luciano e Pellissier) lasciando negli spogliatoi quello schieramento molto difensivo e invece di trarre vantaggio dal sistema di gioco (una sola grande occasione firmata Luciano sui si oppone il miglior Abbiati) si sottopone al rischio di un paio di velenosi contropiedi sprecati in par condicio da Robinho e Ambrosini che si ritrovano faccia a faccia con Puggioni.

Nel finale i veneti si ritrovano anche in dieci (secondo giallo meritatissimo per Dainelli e indovinate per fare fallo su chi) e con Dramè ridotto a semplice presenza (ha una spalla dolorante, stringe i denti stoico): praticamente in nove contro undici. E così diventa improbabile la scalata alla montagna rossonera.

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