Gli basta arrivare davanti ad Alonso. È sufficiente che concluda fra i primi cinque qualsiasi cosa faccia il ferrarista. Seb Vettel oggi e stamani avrà mille possibilità per festeggiare il quarto titolo stappando poi una Red Bull accanto ai ritratti sorridenti di Juan Manuel Fangio e Michael Schumacher. Al momento unici, fra i grandi della effeuno, ad aver conquistato quattro titoli di fila. Questo per dire che la gara indiana dovrebbe rivelarsi un film già visto in quanto a risultato finale. Seb scatta dalla pole su gomme morbide, lo seguono le due Mercedes di Rosberg ed Hamilton, poi compagno Webber sulle medie, poi Massa su morbide, poi Raikkonen stavolta tonico in qualifica che calza pure lui soffice. Quindi il sempre più bravo Hulkenberg e dietro lui Fernando e la Rossa che hanno scelto le medie sacrificando sull'altare speranzoso della strategia le prestazioni ritrovate in qualifica e il secondo tempo su morbide in Q2.
Dall'elenco appena terminato si evince la solita cosetta: che tutto è condizionato dalle gomme, solo le gomme, sempre le gomme. Decidono e stabiliscono ogni mossa. Le morbide durano 6 giri e poi è un festival di blistering e tocchetti di battistrada surriscaldati che si staccano e chi era un missile si ritrova su una sofisticatissima e sponsorizzatissima Ape car miliardaria. E chi, come Webber e Alonso era su medie, magari gongola per un po', sorpassa qua e là, e poi incrocia le dita e gioca a risiko nel decidere quando diavolaccio calzare quelle infradito soft che lo costringeranno a rovinarsi subito i piedi a terra. Da questa strategia dipenderà il podio ferrarista e la lotta tra figli di un dio minore per il secondo posto nel campionato costruttori con le Mercedes. Che interessa molto a Maranello per questioni di budget e premi milionari, ma interessa, scalda, emoziona molto meno i tifosi per evidenti ragioni di buon senso. In una F1 dominata dal business e dagli show artificiali manca solo che si debbano sventolare bandiere sugli spalti perché si arriva secondi nel mondiale costruttori. No, non è più tempo.
Anche perché ieri - e probabilmente la riprova si avrà oggi con le strategie pazze - il campionato drogato dalle gomme ha regalato diversi esempi di dipendenza polimerica. Per esempio, e non si sapeva fino a questo venerdì, si è finalmente compreso perché Raikkonen da un po' di tempo a questa parte (anche se ieri ha avuto un orgoglioso sussulto) patisse di più in qualifica. L'ha rivelato lui stesso raccontando che «da quando per questioni di sicurezza la Pirelli ha indicato i parametri di pressione e camber che i team sono tenuti a rispettare, ma senza poter agire su di essi mi sono trovato male in qualifica». Sempre restando in casa Lotus, altro esempio di dipendenza polimerica è stato il suicidio assistito di Grosjean. Assistito dal box. Che in Q1 l'ha mandato in pista a caccia del tempo con le gomme medie per fare lo splendido come Vettel e risparmiare le soft (1 più veloci). Risultato: il francesino non è arrivato in Q2 e quasi quasi piangeva.
Dulcis in fundo, ma è questione molto amara benché nulla abbia a che fare con gomme e show artificiali e ali mobili, dulcis in fundo la questione Hulkenberg che offre l'esatta misura di questa F1. Il tedesco ha di nuovo stupito in qualifica.
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