Berlusconi aspetta Ancelotti: «Se il Real lo libera, è nostro»

Berlusconi aspetta Ancelotti: «Se il Real lo libera, è nostro»

La conferma solenne è arrivata da Napoli. «Se il Real lo lascerà libero, ci sarà il ritorno di Carlo Ancelotti al Milan» la frase-civetta pronunciata da Silvio Berlusconi, conclusione di un ragionamento che ha messo insieme i pro e i contro della scelta, dettata ancora una volta dal sentimento profondo di amicizia che ha legato da sempre i protagonisti dei trionfi rossoneri al loro presidente. «Io non sono per i ritorni, ne abbiamo avuti e non hanno funzionato» l'incipit di Berlusconi riferito alle esperienze passate di Sacchi e Capello. «Però sono legato a Carletto da una forte amicizia personale, egli avrà anche degli assistenti personali che lo asseconderanno, credo che sarà un ritorno positivo» la motivazione conclusiva che ha appunto segnalato la qualità dello staff eccellente al seguito di Ancelotti nel frattempo salutato dalla stima del pubblico madridista grazie a un sondaggio di un quotidiano sportivo che l'ha promosso a pieni voti chiedendone la conferma. Inutilmente, perché Perez ha già deciso e prenotato Rafa Benitez.

Adesso che il vincolo col Real è virtualmente sciolto, è necessario rispettare i tempi tecnici della separazione. Anche se ieri, dopo l'addio al Bernabeu, con l'ultima esibizione del suo Real dinanzi al Getafe, Carlo Ancelotti ha un po' gelato le attese rossonere: «O resto al Real, oppure mi fermo per un anno», la sua confessione a caldo. Il momento della verità arriverà comunque domani, quando è previsto il vertice con Florentino Perez per l'eventuale congedo ufficiale. Senza polemiche né rancori, a dispetto dell'irrazionalità del provvedimento, com'è nelle corde di Carletto. Sempre domani sera o martedì al massimo sarebbe previsto anche un appuntamento a cena con Adriano Galliani per discutere del futuro e magari parlare di piani di mercato. Già, perché Ancelotti per tornare a Milano avrebbe richiesto il potenziamento tecnico della rosa. Ha chiesto le pedine giuste per vincere la scommessa, impegnativa, del ritorno in Champions, che è poi la missione affidatagli. E sul punto il tecnico ha chiesto «fatti non parole». Qui i segnali, uno dopo l'altro, sono tutti dello stesso tipo: dopo Galliani, Zamparini, ecco Salvini cinguettare («arrivano i soldi della Cina, parola di B») sull'argomento.

In questo clima di attesa, solo Pippo Inzaghi è rimasto avvinghiato alla sua panchina, ultima a San Siro contro il Toro, una delle sue vittime preferite da centravanti mentre qualche suo collaboratore è già in partenza (il tattico Vio raggiungerà Zenga alla Samp). «L'arrivo di Ancelotti? Non è realtà, ho un contratto, lui è un grandissimo allenatore ma come ha detto Berlusconi nessuno qui è stato esonerato» la malinconica ma dignitosa uscita di scena di Pippo inaugurata dal ricordo di una data storica («oggi è il 23 maggio, 8 anni fa, noi milanisti eravamo tutti felici» la rievocazione di Atene seguita da un pronostico «arriverà anche l'ottava»).

Nessuno strappo con Berlusconi dopo la famosa frase («abbiamo visioni diverse»), com'è giusto che sia. «Anche nelle migliori famiglie non si può essere d'accordo su tutto» la spiegazione di Pippo sui giovanissimi da far debuttare.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica