MilanoLa telefonata che allunga... la panchina. È arrivata puntuale, poco prima delle 13, sul cellulare di Pippo Inzaghi proveniente dalla residenza di Arcore. Silvio Berlusconi ha rimesso in sella il suo giovane allenatore, in passato puntualmente difeso, coccolato, spronato e adesso anche incoraggiato dopo il diluvio di critiche e censure ricevute per quel dannato pareggio subito a 10 secondi dalla fine. La speranza, covata da tutto il Milan, è che l'effetto sia in qualche modo paragonabile a quello descritto da Rino Gattuso il quale nel rievocare la Champions vinta nel 2003 a Manchester contro la Juve dopo aver eliminato l'Inter in semifinale («il massimo per un milanista»), ha raccontato della preparazione psicologica attuata dal presidente. «Ci ricevette ciascuno dei titolari, uno per volta, in una stanza dell'albergo, per la durata di 15 minuti: fu come prendere un viagra!».
Più tardi, a Milanello, è arrivato Adriano Galliani, per provare a ricacciare indietro quello che è considerato il nemico pubblico numero uno del Milan attuale (numero di infortuni e gioco scadentissimo a parte): le crisi da panico che si impossessano del team, panchina e campo, nel finale delle partite quando c'è da difendere un risultato. Ogni riferimento alla mossa suicida Pazzini-Bocchetti è voluto anche se della questione l'ad e Inzaghi hanno discusso nella parte riservata del loro colloquio. La paura è quella che ha spinto Pippo a far entrare un difensore al posto di un attaccante, alterando in quel momento il sistema di gioco, la paura è quella che ha portato Bocchetti a raddoppiare Mexes, in qualche modo danneggiandolo, ignorando invece Nico Lopez che ha avuto l'autostrada libera per andare a segno. «In caso di vittoria, oltre ai 2 punti in più, anche i giudizi della critica sarebbero cambiati», ha spiegato Galliani alla squadra che, va detto per completezza d'informazione, non ha mai "mollato" per strada la sua giovanissima guida (con Montolivo il capitano in prima fila). «Dovete affrontare le prossime 12 partite come fossero altrettante finali, il vostro obiettivo deve diventare il settimo posto» ha concluso l'ad con delega sportiva prima di tornare a fare i conti con le assenze. Che già lunedì prossimo a Firenze presenteranno un conto salatissimo: per la squalifica di Poli è fuori gioco il centrocampo titolarissimo (Poli-De Jong-Montolivo) che Pippo ha potuto schierare solo 4 volte su 26 partite (contro Napoli, Roma, Cesena e Chievo), tutte concluse senza subire gol.
Prima di rimettersi in tuta e di tornare al comando del gruppo, Inzaghi ha ricevuto un messaggio speciale da Antonio Conte, ct della Nazionale, in passato accostato alla panchina del Milan (fu l'idea lanciata da Berlusconi per il dopo Seedorf, non se ne fece nulla per l'opposizione della Juve) e considerato, virtualmente, ancora il candidato preferito dal club. Conte ha negato di essere stato contattato in questi giorni dal Milan («bugia assoluta») e ha rivolto al suo ex sodale un pistolotto sincero: «Tieni duro Pippo, ci siamo passati tutti». Sempre da Coverciano, dove è stato premiato con la panchina d'argento, si è fatto sentire sul tema anche Maurizio Sarri, allenatore dell'Empoli, molto stimato dalle parti di via Aldo Rossi. «Credo che sia tutto fermo ai complimenti di Galliani dopo la partita di San Siro», il suo commento. Non è detto. Verissimo invece che, nel dopo Verona, il Milan non abbia pensato all'attuale Ct.
Per la soluzione tampone l'unico candidato preso in esame, e magari sondato, è stato Cristian Brocchi, attuale allenatore della Primavera. Domenica sera, però, è passata la linea, condivisa da entrambi gli uomini guida del Milan, di tenere in sella Pippo nella speranza di un colpo d'ala.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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