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Boxe azzurra al tappeto. Dopo 100 anni rischia di restare senza Giochi

Due uomini e 5 donne a caccia dell'ultimo pass. Zero podi a Rio, ora si teme il ko più pesante

Boxe azzurra al tappeto. Dopo 100 anni rischia di restare senza Giochi

Li avevamo lasciati con un flop: nemmeno una medaglia da podio ai Giochi di Rio de Janeiro, anno di dissesto 2016. Stavolta c'è il rischio di far meglio, anzi peggio. Nel silenzio degli addormentati la boxe italiana si sta preparando all'ultimo assalto alle Olimpiadi di Tokyo: per ora nessun qualificato. Scorrete le liste dei numerosi azzurri con il pass in mano, molti alla prima esperienza, altri come la Pellegrini armati di un glorioso passato e di uno speranzoso presente, ma alla casella boxe campeggia uno sconsolato zero. Clemente Russo ha suonato un romantico blues, annunciando che non potrà essere ripescato. Sarebbe stata la quinta volta, storia da record ma un malanno lo costrinse al forfait nel torneo di qualificazione del marzo 2020 a Londra, interrotto perché il Covid cominciava ad imperversare.

E domani, che il torneo riprenderà invece a Parigi dal momento in cui i pugili si erano lasciati (ovvero gli eliminati a casa: per noi Russo ed altri 5 azzurri), la boxe italiana porterà sette atleti: 2 uomini e 5 donne. Russo è un simpaticone diventato un pezzo da museo per il pugilato nostro. Magari la figlia seguirà le orme del padre, però il problema è un altro: c'è rischio di vedere neppure un qualificato in Giappone. Negli ultimi 100 anni, da Anversa 1920 dove la boxe azzurra conquistò la prima medaglia (bronzo a Edoardo Garzena), non è mai successo. Ipotesi catastrofista soprattutto alla luce di qualche buona speranza femminile, un po' meno al maschile. E qui siamo alla seconda prevedibile novità: potrebbe accadere che i pugni rosa portino più rappresentanti di quelli iconici e tradizionali dei maschietti. Non una grande consolazione, ma almeno una brillante novità.

Sul ring parigino saliranno Simone Fiori (kg 81) e Abbes Mouhiidine (kg 91), entrambi negli ottavi di finale. Mentre il mondo rosa sarà rappresentato da Giordana Sorrentino (kg 51), poi la già famosa Irma Testa (57), Rebecca Nicoli (60), Angela Carini (69), Assunta Canfora (75). Un paio di loro (Sorrentino e Carini) potrebbero raggiungere il visto con un solo match. Ultima chance per tutti: il ripescaggio grazie al ranking.

Aver salutato il pugilato dilettanti a Rio senza medaglie, come avvenuto anche a Monaco, Montreal, Barcellona e Atlanta sempre dal 1920 ad oggi, e rischiare di non rivederlo sul quadrato a Tokyo, diventa se non drammatico almeno grave. Già, ma cosa pretendere da un movimento che non trova più talenti e forse buoni maestri che sappiano svezzarli? Non basta sostenere: mancano i campioni. Serve chi sappia addestrarli, costruirli, migliorarli. Se le donne faranno il sorpasso cosa dire? Val la pena ricordare che a Tokyo 1964 le medaglie sul ring furono 5: 3 bronzi, 2 ori. Gli ori toccarono a Fernando Atzori (mosca), uno dei famosi tamburini sardi dai guantoni solidi, scomparso in novembre, e a Cosimo Pinto, mediomassimo novarese che vinse l'oro conquistato da Alì 4 anni prima a Roma. Pinto vive ancora, dopo una tranquilla vita da bancario.

Chissà come ci starà male a veder una boxe così conciata.

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