San Paolo. L'attesa lunga 64 anni è finita. Il Brasile scende in campo per chiudere i conti con la storia, con quell'onta da cancellare di un Mondiale perso in casa. Un altro Maracanazo non può nemmeno essere contemplato e i 23 agli ordini di Felipao Scolari non hanno scelta: vincere o vincere. Altrimenti sono condannati all'oblio perenne. Una pressione incredibile che fa di questo Mondiale il più difficile dei venti finora disputati, unico Paese sempre presente. Ma anche l'unica tra le grandi nobili del pallone a non aver mai vinto in casa.
Il Fantasma, quella sconfitta con l'Uruguay, circondato da tanti altri fantasmi che i brasiliani «vedono» ovunque. Nel debutto di oggi contro la Croazia ad esempio uno è vestito di nero: è l'arbitro giapponese Yuichi Nishimura che nel 2010 diresse il quarto di finale della nazionale verdeoro in cui fu eliminata dall'Olanda. E non basta a fare da contraltare il fatto che dal 1982 il Brasile vince sempre l'esordio mondiale, perché i superstiziosi farebbero notare a ritmo di samba che le due volte che i verdeoro hanno vinto la Confederations Cup, hanno poi fallito al Mondiale: successe nel 2005 e nel 2009. E un anno fa di questi tempi il Brasile ha calato il tris...
Per esorcizzare il Maracanazo la Seleçao è stata affidata all'ultimo Ct brasiliano campione del mondo, Felipao Scolari che vinse nel 2002. Lui ha varato una squadra diversa, tanti «europei» e tanti baby, facendo di necessità virtù perché di campioni ne ha uno solo, Neymar, come conferma l'assenza di palloni d'oro tra i selezionati. E perso per questioni di doppio passaporto Diego Costa, tocca a Fred, grande protagonista l'anno scorso in Confederations Cup, e Hulk spartirsi la responsabilità del gol.
Sul quale non poteva che incombere un'altra iettatura. Infatti c'è in Brasile la maledizione strisciante che nessuno prende sul serio, ma forse non è un caso che tutto sia sulle spalle di Neymar. Certo, il peso del gol e il peso della maglia numero 10, la maglia magica di Pelè e di tutti i più grandi artisti. Maglia magica e stregata perché negli ultimi due mondiali i suoi possessori non sono riusciti a segnare gol. Eppure non parliamo di fringuelli: nel 2006 la indossava Ronaldinho e nel 2010 era toccata a Kakà. Neymar è un goleador ed è forse una delle ragioni per cui gli è stata consegnata: dopo la maledizione del Maracanazo, battere anche quest'altra. L'ultimo gol di un numero 10 della Seleçao va assegnato a Rivaldo, che la vestì nel 1998 e nel 2002 e mise la palla in rete nel successo contro l'Inghilterra (2-1) nel quarto di finale del mondiale in Corea del Sud. Precedentemente il numero era stato ben conservato da Zico, padrone nel 1982 e 1986. Pelè esordì con il 10, a 17 anni, nel 1958. Neymar sarà il più giovane numero dieci della Seleçao dopo di lui: 22 anni e il fiuto del gol.
È l'unico vero talento di questo Brasile: un gol oggi contro la Croazia servirebbe a esorcizzare la maledizione del «10» e a non attirare altri fantasmi sul cammino che deve sfatare la Maledizione, il Maracanazo.
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