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Signora irriconoscibile. E tra infortuni e mercato ora non parla italiano

Nella disfatta col Genoa 9 stranieri titolari. Allarme in infermieria: Bonucci fuori due mesi

Signora irriconoscibile. E tra infortuni e mercato ora non parla italiano

Dietro la lavagna, la Juventus. Incredibilmente. Al netto dei quattro punti di margine che le sono rimaste sul secondo posto, occupato da Roma e Milan. Però, insomma, i segnali arrivati da Marassi sono stati pessimi. Sia nell'atteggiamento mentale che in quello fisico, ché poi in questi casi le cose vanno di pari passo. Signora surclassata, messa sotto e senza scuse. Juve senza anima, anche. Con due soli italiani in campo tra i primi undici: Buffon e Bonucci. Certo, hanno inciso gli infortuni e gli assenti: le attenuanti non mancano, ma è pure un fatto che fino all'anno scorso quella bianconera era la squadra di vertice che più si affidava a uno scheletro nostrano, mentre adesso non è più così e il mercato non ha aiutato visto che a parte il giovane Mandragora, finito subito in infermeria sono arrivati solo giocatori d'oltre frontiera. Può non contare nulla, ma potrebbe anche essere elemento da considerare: perché è vero che lo spirito Juve viene tramandato dai vari Buffon, Chiellini e Marchisio, ma un conto è essere cresciuti in un Paese dove ci sono certe tradizioni e altrettanti atteggiamenti, un altro è imparare gli stessi settimana dopo settimana. Uno come Dani Alves, per esempio, era abituato allo champagne della Liga e per adesso ha fatto fatica ad adattarsi alle bollicine nostrane, meno frizzanti ma più indigeste. Idem Pjanic, arrivato dalla Roma che certo non ha mai fatto dell'ars pugnandi la propria caratteristica principale: a Torino gli si chiede invece di lottare e di non tirarsi mai indietro, cosa che evidentemente il bosniaco fatica a comprendere vuoi per limiti fisici (non è certo Pogba e nemmeno Vidal) e vuoi di personalità.

Dopo di che, nulla è compromesso e i quattro punti di margine sulle inseguitrici sono lì che strizzano l'occhio. Però era stato lo stesso Allegri sabato a parlare di «ciclo importante, forse decisivo, nella lotta per il tricolore» e allora il campanello d'allarme va ascoltato. Archiviando quanto accaduto comprese alcune scelte opinabili del tecnico, tipo Dani Alves centrale o un centrocampo dal passo lent(issim)o da opporre a una squadra che fa del ritmo la propria arma vincente ma certo facendone tesoro. Rispolverando anche qualcuno della vecchia guardia (Chiellini e Marchisio) per fare capire ai nuovi che sotto la Mole non si scherza né si ammettono bis tipo quelli visti a Marassi.

Certo, bisognerà comunque fare i conti con l'infermeria e non dimenticare nemmeno che da inizio stagione sono state già oltre sessanta le partite perse per infortunio e che la BBC (Barzagli, Bonucci, Chiellini) è stata insieme per appena 438' sui 2148 disponibili. Lì dietro, peraltro, l'emergenza proseguirà: Dani Alves ne avrà adesso per almeno un paio di mesi (frattura composta del perone), idem Bonucci cui è stata riscontrata una lesione del bicipite femorale della coscia sinistra che lascia prevedere tempi di recupero intorno ai 45/60 giorni. Appuntamento allora a fine gennaio e occhio anche al mercato, dove potrebbero tornare di moda nomi come Darmian, Vrsaljko e Aleix Vidal (Barcellona).

«Siamo consapevoli degli errori commessi, ma guardiamo avanti le parole di Chiellini a Sky, ieri -.

Per adesso la nostra stagione rimane ottima, siamo primi in Italia e nel girone di Champions. Da qui a Natale ci attende una grande cavalcata, Supercoppa compresa. Dobbiamo crescere, per arrivare in primavera a giocarci tutti i traguardi».

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